Parchi di divertimento: chiesto un fondo di garanzia

Quello dei parchi di divertimento è un segmento che in Italia ha un indotto stimato in 800 milioni di euro e che ha mosso nel 2017 un giro d’affari di 376 milioni di euro, in aumento del 4,4 per cento rispetto all’anno precedente, corrispondente a 18,4 milioni di ingressi venduti e a un tasso di crescita che sfiora il 10 per cento. Eppure, malgrado siano veri e propri poli di attrazione turistica in grado di competere alla pari con quella generata da città d’arte di media dimensione, i parchi di divertimento non ricevono dal governo la giusta attenzione.

Le richieste al Governo
È Giuseppe Ira (nella foto), presidente dell’Associazione parchi divertimento in Italia, ad alzare la voce per chiedere al governo garanzie di ordine finanziario e normativo. Dalle colonne del Sole 24Ore Ira, che è anche presidente di Leolandia, ha infatti sottolineato di aver esposto al ministro per Agricoltura e Turismo, Gianmarco Centinaio, la necessità di creare un fondo di garanzia che abbia il sostegno dello stato a tutela dei parchi, che abbia anche l’obiettivo di facilitare l’accesso al credito per gli operatori con un serio piano di sviluppo. Un altro tema lamentato riguarda l’assenza di una normativa nazionale per lo sviluppo del settore.

Un settore in crescita
Ira evidenzia poi la scarsa collaborazione da parte del sistema bancario, motivata anche dalla crisi attraversata da molti parchi durante il passato e dalla scarsa capitalizzazione operata per mettere in campo sempre nuovi investimenti che attraessero i visitatori. “Oggi però – dice Ira al  Sole24Ore – sono tanti gli operatori seri, con business plan solidi, che meritano fiducia in un comparto che mostra di avere i numeri per crescere”.
Infine, un invito a snellire la burocrazia: in Italia i tempi per avere risposta a qualsiasi richiesta sono molto lunghi, mentre all’estero è tutto molto più veloce. Ma non è tutto. Ira sottolinea anche la scarsa sinergia fra parchi: “C’è una forte frammentazione della proprietà. E la tendenza è quella di farsi un’agguerrita concorrenza, mentre in alcuni casi si potrebbe studiare un’offerta integrata, anche con itinerari turistici ed enogastronomici. Che unita a  una politica industriale nazionale per i parchi potrebbe aiutare a superare molte difficoltà”.

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