Non sarebbe bello riprendere Berlino?

Il cielo su Berlino appare privo di nubi e al di là degli umori volubili del clima che vessa la capitale tedesca, si tratta di una realtà inconfutabile, inutile pensare anche solo di negarlo.

La crisi non si avventura neanche nelle lande germaniche, vi gira attorno, travolgendo il resto dell'Europa e guardandosi bene dall'avvicinarsi al cuore pulsante del Vecchio Continente.

L'Itb di Berlino è la conferma delle conferme.
Tra i padiglioni della Messe tutto fila liscio, senza sbavature, perfettamente organizzato anche nei possibili imprevisti. Gli affari si fanno, e dalle strette di mano si passa, con poche parole, alle firme su contratti milionari.

Il mercato si muove e tutto il mondo accorre a chiedere udienza, strappare consigli e ritrovare speranze in quello che è universalmente riconosciuto come il gotha del turismo.

Eppure il fare tedesco trascende anche il concetto di noblesse oblige e va ancora oltre.
Non si ostenta, che quasi non è il caso, che sta male.
Solo un po' di sguardi circospetti, magari un po' di misure prese dall'alto verso il basso, dovute a quel grande senso di responsabilità che caratterizza chi è il primo della classe da sempre e forse anche da qualcosa in più.

Ma il 'dover fare' vince su tutto.

Qualche centinaio di chilometri al di sotto delle Alpi, si può solo tenere la testa bassa e le bocche cucite e guardare con grande ammirazione.
Di fronte all'efficienza tedesca non c'è altro portamento possibile.

A tratti si può borbottare di nascosto, dando la colpa alla buona cucina e al bel clima. Oppure ai paesaggi da sogno, al sole, al mare e chi più ne ha meno ne metta per cortesia, di tutto quello che caratterizza la Penisola e comporta così tante distrazioni per i suoi poveri e davvero poco affaccendati abitanti.

Una sola cosa, i pochi italiani sofisticati e amanti del bello possono rimproverarla ai maestri tedeschi: il gusto del glamour che proprio non esiste.
Giusto per intendere, gli accostamenti cromatici tra camicie e cravatte non devono essere dettati dalla casualità o dalla volontà divina e dai pantaloni non si devono scorgere le caviglie che i tempi dei calzoni alla zuava sono finiti da un pezzo.

E in ogni caso e sopra ogni cosa, i calzini bianchi mai e poi mai, né con i tanto amati sandali e neppure con un completo Armani.

Ecco, tutto qua.

Twitter @SGianuario

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