Le sentenze di Marpionne

Dunque, per l'uomo dal pullover sgualcito e dai capelli unti la sentenza dei giudici che obbligano la Fiat a reintegrare 145 dipendenti dello stabilimento di Pomigliano è frutto di "regole folcloristicamente locali". Non discuto la sostanza, sulla quale torno più avanti. In quanto alla forma invece, ben si sa che per Sergio Marpionne sia un concetto astratto e inutile.

Ma la sua affermazione dice almeno tre cose.

Prima, che l'uomo cresciuto a economia e sciroppo d'acero è il solo e vero capo incontrastato della Fiat. In caso contrario uno dei tanti Elkann d'Italia gli ricorderebbe almeno il significato della parola rispetto.

Seconda, che la presenza della Fiat in Italia è destinata a durare poco, anzi pochissimo.

Terza, che la politica, intesa come espressione temporanea delle istituzioni, ha rinunciato a svolgere il suo ruolo nei confronti della società civile, affidandone i resti alle conferenze stampa e alle trasmissioni di Vespa e Lerner, espressioni veementi del pensiero debole.

In un paese normale il presidente del Consiglio, magari con una semplice telefonata, ricorderebbe al manager dell'industria privata più sovvenzionata di sempre, che almeno il rispetto di regole, leggi e istituzioni dovrebbe far parte del corredo minimo di sopravvivenza per chi ricopra ruoli di primo piano.

Se l'Avvocato fosse in attività, Marpionne penserebbe a lavorare e basta. Oppure non sarebbe neppure in Fiat.

Che la Fiat stia rinascendo è il mantra sospetto di Calabresi e del suo Illustrato Fiat. I posteri diranno se si tratti di rivoluzione industriale o di maquillage finanziario, certo scendendo da un'Audi e salendo su una Thema, la seconda ipotesi prende forza.

Ma torniamo alla sostanza, al fatto che davvero esistano queste regole folcloristicamente locali. La frase incriminata è stata pronunciata nel corso di una conferenza stampa tenutasi in Cina, terra di diritti dei lavoratori. L'atmosfera deve aver influito.

Nelle stesse ore la FIOM di uno stabilimento PSA in Val di Sangro, aveva appena indetto uno sciopero di quattro ore (18,15/22,15) nella giornata di ieri. La concomitanza con Italia-Germania era ovviamente casuale. E comunque, almeno in questo caso, parlare di folclore locale sarebbe sbagliato.

Quando c'è di mezzo Prandelli la questione è sempre e assolutamente Nazionale.

Ti è piaciuta questa notizia?
Condividi questo articolo
Iscriviti a TTG Report, la nostra Newsletter quotidiana
Più lette
Oggi
Settimana