Il lusso tricolorefa gola agli stranieri: ecco chi investe nei cinque stelle

Un tempo i terreni di conquista erano la Francia o la Gran Bretagna. Ora, invece, è l’Italia a essere sotto la lente degli investitori stranieri a caccia di strutture alberghiere di pregio.

Vuoi perché è stato risparmiato dal terrorismo, vuoi perché non presenta incognite tipo Brexit o Trump, il nostro Paese attira le mire di innumerevoli realtà internazionali: dai fondi sovrani degli Stati del Golfo ai private equity americani, dai magnati russi a quelli francesi e tedeschi, per non parlare degli ultimi arrivati: le finanziarie cinesi. Nel loro mirino ci sono le proprietà luxury all’interno dei palazzi storici o di quelli contemporanei, nati dall’estro dei grandi architetti.

Le cifre del business
Gli analisti li chiamano ‘trophy asset’ e per ottenerli negli ultimi due anni è stata spesa una cifra che, come riporta l’inserto Affari & Finanza di la Repubblica, sfiora i 25 miliardi di euro. Nel solo 2016 sono state chiuse compravendite per un totale di 2,5 miliardi e come riferisce l’avvocato Pietro Bernasconi, capo del dipartimento M&A nell’ufficio milanese di Baker McKenzie, “non passa giorno senza che riceviamo richieste di investitori stranieri, sia istituzionali che privati, intenzionati ad acquistare immobili strategici, sia commerciali che hotel. I tassi sono bassi e quindi il momento è favorevole”.

Il più attivo è il Qatar
Ma qual è il Paese più attivo in Italia con i suoi fondi sovrani e le sue società di sviluppo? Senza dubbio il Qatar, la cui strada in Italia fu spianata ai tempi del governo Monti da una visita ufficiale dell’emiro Al Thani. Oltre ad aver acquistato il complesso della Costa Smeralda, i fondi dell’emirato hanno comprato l’Hotel Baglioni e l’Excelsior a Roma, lo Starwood di Firenze e il Gritti a Venezia, oltre ad altri immobili a uso commerciale.

Ma, oltre alla Capitale e alle grandi città d’arte, gli investitori stanno scoprendo anche il patrimonio delle mete ‘minori’, come dimostra l’acquisto recentissimo del Castello di Sammezzani, nel Chianti senese, da parte della Helitrope di Dubai per 15,4 milioni.

Numerose le tipologie di investimento. In certi casi chi acquista affitta il bene a un grande gruppo: ne è un esempio la sede dell’Unicredit di piazza Cordusio a Milano, dove la cinese Fosun sta realizzando un albergo per Waldorf Astoria, il brand del gruppo Hilton.

In altri casi ancora agli stranieri va la gestione dell’immobile, come è accaduto per il palazzo del Poligrafico di Stato, che resterà alla Cdp ma verrà riconvertito in hotel di lusso gestito dai cinesi di Rosewood. È restato agli antichi gestori, i fratelli Ossani, anche l’Aldovrandi di Roma, di fronte a Villa Borghese, rilevato per 84 milioni di euro dal turco Ferit Faik Sahenk con il gruppo Dogus. Tra gli ultimi a investire nell'up level italiano il sultano del Brunei, che ha comprato con la sua Dorchester prima il Principe di Savoia di Milano, poi l'Eden di Roma per una cifra di 105 milioni di euro.

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