Cedolare seccaLa scappatoia di Booking

“Gentile partner, a partire dal 18 settembre Booking.com non gestirà più i pagamenti per tuo conto”. Con questa comunicazione il mega portale di prenotazione lunedì scorso ha detto ai proprietari di case che si appoggiano alla piattaforma che lui si sfila, e che non medierà più la raccolta e il trasferimento delle somme, ma le lascerà regolare direttamente tra ospite e proprietario.

Il perché è evidente, dice La Repubblica: non essendo più coinvolto nel trasferimento di denaro, Booking può evitare di preoccuparsi della cedolare secca, la cosiddetta ‘tassa Airbnb’.

Una tesi che il portale contesta vigorosamente: ""Ci sono alcuni hotel partner di Booking.com (inclusi alcuni in Italia) che sono già in grado di gestire i pagamenti con carta di credito online direttamente con i clienti, e per questi Booking.com non facilita i pagamenti - spiega in uno statement -. Ma questo non è in alcun modo legato ai servizi di pagamento che continueremo a fornire alle piccole attività (ad esempio, proprietari di case e appartamenti) che non hanno possibilità di gestire i pagamenti online per proprio conto. Se i nostri partner hanno delle domande sulla loro situazione individuale o sui servizi a loro disposizione, possono sempre contattare gli uffici di Booking.com di riferimento, disponibili 24 ore su 24, per ricevere supporto e assistenza”.

La questione fiscale, dice Booking, non c'entra nulla: al momento però, malgrado la legge sia in vigore, sembra che nessuna delle grandi piattaforme abbia iniziato a trattenere la tassa. Probabilmente, la speranza dei portali è che con la legge di Bilancio il governo corregga la normativa.

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