La corsa italiana di AccorHotels, 302 milioni di giro d'affari

Sono tutti positivi gli indicatori di AccorHotels per il 2017. Gli alberghi italiani del Gruppo, superando le stime fatte a inizio anno, hanno registrato un giro d’affari pari a 302 milioni di euro, cifra che rappresenta un incremento di 16 punti percentuali rispetto all’anno precedente, per un totale di 82 alberghi in 37 destinazioni con 10.456 camere.

"Il 2017 - commenta Renzo Iorio, coo Hs Italia, Grecia, Israele e Malta (nella foto) - è stato un anno di grande successo, con una crescita dell’attività dei nostri alberghi migliore della dinamica media del mercato e una capacità di autonomia e rapporto diretto con il cliente molto meno dipendente dalla intermediazione online delle Olta".

La pipeline 2018 è di 161mila camere
Ancora migliori i risultati a livello internazionale, con una progressione del volume d’affari di 19 punti percentuali, a quota 17,9 miliardi di euro, mentre l’ebit è salito del 10,1%, a 492 milioni di euro. Per il 2018 la pipeline è di 161mila camere nel mondo.

"La visibilità e notorietà dei nostri marchi sui mercati globali - aggiunge Iorio - ha permesso di attrarre meglio la clientela internazionale che sta sostenendo i flussi, diminuendo la stagionalità di molte destinazioni".

New entry della Penisola
Tornando all’Italia, nel 2017 la crescita si è orientata sul franchising e management, che vede infatti 7 nuove aperture: nel segmento midscale hanno fatto il loro ingresso il Mercure Dolomiti, Mercure Argentario, Mercure Civitavecchia e Mari del Sud Resort, mentre la famiglia Ibis si è arricchita del nuovo Ibis Styles Roma Art Noba, Ibis Styles Milano Palmanova e Ibis Styles Varese.

Gli obiettivi dell'anno
L’obiettivo per il 2018 sono sei nuovi ingressi nel portafoglio italiano, di cui 3 sono già previsti in apertura a Brindisi, Pompei e Pisa Tirrenia.

Forte la visibilità sulla piattaforma di distribuzione globale, nella quale ha transitato oltre il 73,3% del giro d’affari complessivo degli alberghi italiani; una crescita di incidenza di 2,1 punti percentuali rispetto al dato 2016 e un prezzo medio di vendita salito a 106,5 euro.

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