Tassa di soggiorno, raffica di entrate per i Comuni

C’è una tassa per tutto, anche per le vacanze, e non ne è immune nessuno dei maggiori centri turistici, dalle città d’arte alle isole. È la tassa di soggiorno, un balzello che, lo scorso anno, ha portato nelle casse comunali un tesoretto da 430 milioni di euro.

E il numero di comuni che la richiedono continua ad aumentare: secondo le rilevazioni della Uil servizio politiche territoriali, le mete italiane deve è presente sono arrivate a 705, l’8,6 per cento in più rispetto al 2014.

La Uil ha monitorato la diffusione e il peso del balzello, e La Stampa ne riporta il quadro, suddiviso per località e tipologia di camere alberghiere. L’imposta più elevata è quella di Roma, dove per un tre stelle si pagano 4 euro a testa a notte, la stessa cifra richiesta da Milano che però si ferma a 5 euro per un cinque stelle, mentre la capitale ne esige 7.

Firenze ha rincarato l’imposta, alzandola di 50 centesimi per tutte le tipologie di sistemazione; più omogenea la situazione delle località di mare, dove il valore dell’importo per un tre stelle ha un’oscillazione minore, e varia da 1,50 a 2 euro a testa.

“Non siamo contrari a questa imposta - spiega a La Stampa il segretario confederale Uil, Guglielmo Loy - se servisse a contenere tasse sulla casa e addizionali Irpef, che invece aumentano”.

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