Prezzi stabili nella prima Pasqua in hotel con la tassa di soggiorno

Prima Pasqua con tassa di soggiorno per Firenze e Venezia. Prova superata, invece, per la Capitale, che ha concluso da un pezzo il rodaggio con l’imposta turistica negli alberghi.

Le più classiche città d’arte della Penisola vorrebbero restare fuori dal circuito della paura che le incertezze dell’economia stanno disseminando nell’industria dei viaggi e si attrezzano per un’efficace controffensiva. La leva primaria è quella del prezzo, ma hotel individuali e catene fanno il possibile per evitare l’equivalenza ribasso = caduta dei margini.

In linea generale gli albergatori sono concordi nel ritenere che aumentare, anche in modo minimo, le tariffe graverebbe ulteriormente sul settore, già segnato da cali di presenze e riduzioni di fatturato. “Non ci sono incrementi particolari - conferma Luca Magni, brand & communication advisor di Baglioni Hotels -. La tassa di soggiorno viene addebitata al cliente come altre imposte, quali l’Iva”.

Pasqua è, storicamente, un periodo di alta domanda e alta occupazione per i centri d’arte, ma anche per quelli minori ed emergenti. Su queste ultime si sofferma Magni: “Le strutture nelle città che hanno una vocazione turistica inferiore necessitano di piccoli supporti, ad esempio vantaggi tariffari”.
In casa Una Hotels, che ha 5 strutture nelle tre città d’arte, non si registrano rialzi.

“L’anno scorso, a Pasqua, la city tax era in vigore solo a Roma - ricorda il direttore commerciale Angelo La Riccia -, e, confrontando le tariffe del 2011 con quelle di quest’anno, non ci sono grosse oscillazioni”.
Eppure il mercato non riesce a reagire come vorrebbe. Il calo, d’altronde, era inevitabile con il riacutizzarsi della crisi. “Una situazione in cui la tassa di soggiorno non aiuta - ammette La Riccia -. È sui viaggi organizzati che si sente di più la concorrenza con altre città europee”.
Tenuta sì, dunque, ma sul filo del rasoio. Il ricettivo ripone le speranze nell’incoming, anche se dovrà accontentarsi: è in vista un calo dal ricco mercato russo.

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