Le Regioni: "Si faccia chiarezza sulle risorse"

Il Piano strategico del Turismo passa sotto la lente delle Regioni. E ne riemerge con qualche ammaccatura. La principale riguarda le risorse, sulle quali ancora non c'è chiarezza.

Le osservazioni sul Piano che la Conferenza delle Regioni ha fatto pervenire al ministro del Turismo, Piero Gnudi (nella foto), partono da un caposaldo inespugnabile: la Conferenza "ritiene necessario e pregiudiziale – si legge nel documento - conoscere se e quali risorse il Governo intenda investire per realizzare le azioni in esso previste, la cui assenza vanificherebbe i lavori preparatori condotti fino ad ora”.

Un capitolo sul quale il Governo, ormai messo alle corde, difficilmente potrà dare risposta.

Le priorità
Entrando nel merito del piano, le Regioni individuano quatto priorità, ossia una definizione chiara dei compiti e dei ruoli dei diversi soggetti pubblici in gioco, il rilancio del comitato permanente del Turismo Governo-Regioni, la governance della promo-commercializzazione secondo il concetto della marca ombrello Italia con cui si definisce (l’anno prima per quello successivo) il Piano nazionale per la comunicazione e promo-commercializzazione della marca Italia e i Piani regionali delle azioni per mercati e prodotti, target specifici relativi alle singole marche turistiche regionali.

Infine, le Regioni promuovono un gruppo di lavoro per la ricerca di finanziamenti europei. Malgrado il turismo non figuri direttamente tra i settori finanziabili dalla programmazione europea 2014-2020, secondo le Regioni grazie alla sua trasversalità, è possibile attivare finanziamenti su altre misure.  

Le Regioni intervengono anche sul finanziamento delle imprese. “Rispetto al tema dell’incentivazione delle imprese – sottolinea il documento - è opportuna la valutazione di forme alternative al finanziamento diretto, soprattutto per gli aiuti agli investimenti". Secondo gli enti locali è necessario "creare un Fondo destinato alle piccole e medie imprese turistiche da scorporare dall’ambito del fondo per le pmi delle Attività Produttive, per favorire lo sviluppo e l’innovazione del settore turistico, facilitando l’accesso al credito degli operatori della filiera".

Strategia in tre mosse
Le proposte delle Regioni prevedono tre livelli di strategia. Un livello nazionale con azioni di base e precompetitive: politiche del credito, dei finanziamenti e di defiscalizzazione; politiche di omogeneizzazione dell’Iva (anche con riferimento ai Paesi europei concorrenti); politiche ed azioni specifiche per i visti internazionali; azioni di coordinamento delle attività internazionali delle Regioni e delle Province Autonome sui grandi mercati mondiali, agendo con il Sistema Italia e definendo un ruolo nuovo e strategico di Enit; politiche dei trasporti e sistema dell’intermodalità nazionale ed internazionale anche in ordine alla rete degli aeroporti.

Altro livello nazionale è quello di sinergia con le Regioni e le Province Autonome per lo sviluppo della competitività. Si pensa quindi a un coordinamento e sviluppo della formazione turistica scolastica e professionale; incentivi allo sviluppo della qualità dell’offerta turistica con azioni mirate all’ammodernamento delle strutture ricettive e di innovazione tecnologica; azioni per migliorare la qualità della fruizione del patrimonio artistico e culturale da parte del turista; definizione congiunta della problematica delle concessioni demaniali marittime con finalità turistico ricreative; creazione di rapporti stabili ed affidabili con i tour operator internazionali; armonizzazione dei sistemi di classificazione delle strutture ricettive.

Infine, un livello differenziato di politiche nazionali, con azioni mirate per tematismi turistici.

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