Le Regioni, il decreto Valore Turismo e il futuro incerto: il quadro di Melucci

Le Regioni non hanno fatto in tempo a chiedere al Governo di premere sull'acceleratore per quanto riguarda il turismo, che subito, con grande tempismo, è arrivato l'annuncio che il decreto Valore Turismo da lungo atteso sarà portato in discussione nel primo Consiglio dei ministri di febbraio.

Un incrocio insperato di intenti, quello che si è realizzato ieri.

Proviamo a tracciare il quadro della situazione con Maurizio Melucci, assessore al Turismo dell'Emilia Romagna, che ieri ha bacchettato il Governo per i ritardi.

"La risposta è stata fin troppo tempestiva –  sorride Melucci -. Il problema è che anch'io, come lei, l'ho letta sulle agenzie". In sostanza, le Regioni, che sono le titolari del turismo secondo il titolo V della Costituzione, non sono state consultate per discutere del decreto. "Che le posso dire? Se fanno le cose che abbiamo chiesto noi, sarò il primo ad essere contento. Ma torno a ribadire che questa impostazione di Ministero non funziona".

Non ne fa una questione di persone e parla in maniera positiva sia del ministro Bray che del sottosegretario Giordani. "Ma bisogna prendere atto che i beni culturali e il turismo insieme non funzionano" dice Melucci, che evidenzia un immobilismo pesante nella governance del comparto.

"Ci sono 8 milioni per le reti di impresa del turismo bloccate perché non si fa un bando; 5 milioni per i buoni vacanze anch'essi bloccati per mancanza di decreto. E il portale Italia.it, che avevamo chiesto passasse all'Enit, è ancora fermo al palo".

"Il turismo è economia e impresa – aggiunge – e come tale va trattato. Per questo noi chiediamo che sia spostato sotto il Ministero dello Sviluppo economico". La richiesta delle Regioni non arriva casualmente: l'apertura dei giochi per un governo Letta bis è da ieri fra le opzioni in campo. "Se cambia il Governo – dice Melucci – la questione del decreto è evidente che verrà ridiscussa".

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