Grecia, proposta choc Il Governo ipotizza di triplicare l'Iva

L’ipotesi del governo greco di aumentare l’Iva su hotel e ristoranti potrebbe avere pesanti ripercussioni su un inbound che, per il Paese, non sta dando i risultati sperati a inizio anno.

L’allarme arriva dalla Sete, l’Associazione delle imprese turistiche greche, che è già stata costretta a rivedere al ribasso le stime fatte a fine febbraio, quando si ipotizzavano 25 milioni di arrivi turistici entro fine anno e oltre 14 miliardi di euro di ricavi diretti.

Attualmente l’Iva imposta alle sistemazioni turistiche è del 6,5 per cento e quella sul conto del ristorante è del 13 per cento; se si materializzasse uno scenario di incrementi limitati, per esempio portare l’imposta alberghiera all’8 o al 9 per cento, anche le conseguenze sul comparto sarebbero limitate.

Ma l’altra ipotesi, quella di portarla al 18 per cento sia per gli hotel, sia per i ristoranti, secondo i player del settore avrebbe effetti devastanti. Secondo la Sete un provvedimento del genere sarebbe distruttivo: infatti a oggi, con il 70 per cento dei pacchetti già venduti per il 2015, l’aumento dell’Iva significherebbe che gli albergatori sarebbero costretti a chiedere ai clienti di pagare un importo aggiuntivo prima della partenza, oppure di assorbire il costo aggiuntivo erodendo significativamente i margini di guadagno.

"Comprendiamo bene la necessità del Governo di chiudere un accordo con i creditori del Paese - dice una nota della Confederazione del turismo greco - e siamo più che pronti a sostenere l’economia della Grecia in tutti i modi possibili”. Tuttavia, aggiunge la Confederazione, nell’ottica di ristrutturare e semplificare le aliquote Iva “la tassazione dovrebbe essere fissata a un tasso uniforme di circa l’8 per cento, o anche meno, al fine di mantenere la competitività del Paese e compensare i costi estremamente elevati di indebitamento”.

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