Nuove norme antiterrorismo alle frontiere: cosa cambia per i turisti

“Un allarme che mi sembra del tutto ingiustificato”. Branko Curic, direttore dell’Ente Nazionale croato per il Turismo, cerca di stemperare con queste parole il dibattito aperto sui media a proposito delle conseguenze che il rafforzamento dei controlli alle frontiere, in vigore da oggi, potrebbe avere sul turismo italiano in Croazia.

Le modifiche al regolamento Ue
La notizia è che da oggi, in base al nuovo regolamento del Consiglio europeo, partono le nuove misure antiterrorismo che obbligano tutti gli Stati membri a effettuare verifiche sistematiche nelle banche dati pertinenti per tutte le persone, inclusi i beneficiari del diritto di libera circolazione. Questi ultimi, precedentemente, erano sottoposti a una semplice verifica della loro identità, mentre ad oggi anche per loro i controlli vanno fatti incrociando i database del Sistema Informativo Schengen – Sis e della banca dati dell’Interpol sui documenti di viaggio rubati e smarriti. Tale obbligo si applica a tutte le frontiere esterne, marittime e terrestri, sia all’ingresso che all’uscita.

Immediata la reazione dei media, che hanno ipotizzato probabili problemi per i turisti, soprattutto alla frontiera tra Slovenia e Croazia: entrambi i Paesi, infatti, sono membri Ue, ma la Croazia non fa parte dell’area Schengen.

“Anche il nostro Paese ha recepito le nuove norme - conferma il direttore dell’ente croato -, ma i controlli erano già accurati prima, per cui in realtà alla frontiera la situazione non è cambiata poi molto. Io stesso in questo momento sono in Croazia e posso assicurarle che non ho riscontrato particolari difficoltà ad attraversare il confine con la Slovenia, a parte un’attesa leggermente più lunga del solito”.

La deroga nel caso di picchi di traffico
A supporto delle sue parole viene anche lo stesso regolamento Ue che, nel caso in cui la consultazione sistematica delle banche dati rischi di avere un impatto sproporzionato sui flussi di traffico alle frontiere marittime o terrestri, concede agli Stati membri la possibilità di limitarsi a eseguire “verifiche mirate nelle banche dati, purché ciò non comporti rischi connessi con la sicurezza interna, l'ordine pubblico o le relazioni internazionali degli Stati membri, oppure una minaccia per la salute pubblica”. Parole che sembrerebbe, dunque, scongiurare il pericolo delle frontiere in tilt, soprattutto nei giorni più trafficati dell’alta stagione.

Scali svizzeri sotto controllo
Analoga la situazione della Svizzera; la nuova normativa vale, infatti, per tutte le frontiere esterne Schengen, quindi anche per gli aeroporti svizzeri dove però, precisa un comunicato del Dipartimento federale di giustizia e polizia, esiste già l’infrastruttura tecnica per questo tipo di verifiche. “I funzionari degli aeroporti - scrive la nota - sono appositamente formati a questo compito e la nuova normativa non comporterà quindi alcun ritardo per i controlli alle frontiere svizzere”.

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