TTG Travel Guide: i presidi Slow Food dell'Egitto

Cous cous, kebab, hummus, pita, falafel, il kushari, a base di pasta, legumi e salsa al pomodoro, lo shawerma, il panino arrotolato con carne di pollo e salsa tahina, e ancora pesce, verdure fresche, le meze, ovvero gli antipasti da condividere e i dolci: mangiare in Egitto significa attingere dalla tavola del Mediterraneo. Nel corso dei secoli la cucina egiziana, così come la sua storia, si è mescolata con quelle turca, araba, greca, libanese, palestinese e africana: il risultato è un melange di sapori che richiamano anche la tradizione italiana.

Presidi slow food
Probabilmente nessuno ci pensa prima di partire, eppure l'Egitto vanta due presidi Slow Food: i datteri dell'oasi di Siwa e il pollo Bigawi. L'oasi di Siwa, vicina al confine con la Libia, nel governatorato di Matruh, è una tappa carovaniera nel commercio dei datteri: qui la fondazione Slow Food per la biodiversità garantisce assistenza tecnica agli 87 piccoli produttori nella coltivazione di diverse tipologie di datteri, da quelle per il consumo fresco alle varietà da essiccare.

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