Quello di cui hanno bisogno le agenzie

I proclama fanno tendenza. Renzi insegna e i tour operator italiani prendono spunto per voce delle loro più alte cariche.

"Commissioni più alte" è stato il titolo roboante comparso su TTG subito dopo il Biz Travel Forum, come se il principale problema del turismo organizzato fosse questo. La maggiore commissione è indubbiamente molto gradita, ma il suo effetto non è quello di aumentare il giro di clienti, ma semplicemente di spostarli da un tour operator all'altro, a seconda di chi paga meglio la singola agenzia.

In poche parole si fanno grandi battaglie a suon di over commission, al solo scopo di mangiare una fetta un po' più grande da una torta che, ogni anno che passa, è però un po' più piccola.

La mia personalissima idea è che i signori saliti sul palco debbano rimboccarsi le maniche per fare in modo che questa torta riprenda a crescere e, per fare ciò, la prima cosa che suggerisco e di tornare qualche giorno in agenzia di viaggi: nei loro ovattati uffici di Milano, Roma, Torino, Genova, Napoli, ecc... la mia sensazione è che in molti casi (non tutti, ci mancherebbe) non abbiano la minima idea di cosa accada nelle agenzie di viaggi.

Hanno sotto il naso tutti i giorni i numeri di quanto viene prodotto e la perfetta fotografia delle statistiche di vendita, ma sono del tutto ignari, per esempio, di quante pratiche si perdano o di quante persone non entrino più nelle agenzie per disinnamoramento verso il pacchetto turistico, sempre meno accattivante ed esclusivo, ingessato da canoni vecchi di vent'anni e ingabbiato dalla paura di innovare.

Al contrario, l'innovazione è alla base del successo in qualsiasi settore e anche nel turismo ogni case history di successo è figlia di qualcosa di nuovo, che ha rotto con gli schemi.

Per questo motivo, pur ringraziando sentitamente per la promessa di commissioni più alte (davvero molto gradite, ci mancherebbe altro) invito tutti i manager saliti sul palco di Milano a pensare a qualcosa di nuovo, per richiamare nuovi clienti anzichè limitarsi a darsi battaglia sempre e solo su una piccolissima fetta di mercato spontanea che molto presto non basterà più a sostenere l'attuale struttura del turismo organizzato.

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