Tutta l'ansia del mondo

Pochi giorni fa una cliente, impressionatasi per l'attentato di Sharm, ha deciso di annullare il viaggio prenotato in Mar Rosso.

In questo, come negli altri casi analoghi, ho cercato di spiegare alla signora che in realtà le insidie sono decisamente più concrete in Europa, ma che per qualche strana ragione a Londra o Parigi ci sentiamo più sicuri che a Marsa Alam o Sharm.

Niente da fare: pacchetto annullato e nuova prenotazione con destinazione Parigi il 27 novembre.
Per scherzo ho congedato la cliente dicendole di non presentarsi di nuovo ad annullare qualora fosse capitato qualcosa a Parigi e vederla fare capolino in agenzia qualche giorno fa con il sorriso amaro di chi è nuovamente in preda a una crisi d'ansia non è stato bello.

Non lo è stato perché la signora ci credeva davvero di essere sicura e protetta tra i "confini" della vecchia Europa.

E così come lei tutti coloro che hanno sostituito lo storico pacchetto autunnale al sole del mar Rosso con un soggiorno in una città italiana o europea.

Chi di voi può giurare che non si nasconda un terrorista tra gli addetti ai bagagli di qualsiasi scalo europeo o americano?

Chi può sentirsi davvero sicuro fuori dalle mura di casa sua? (e forse neanche lì). Scegliere di non vivere, di non muoversi, di non trovarsi con gli amici, di non andare al cinema, a teatro, in vacanza per sentirsi (teoricamente) al sicuro non è la soluzione.

Dopo l'11 settembre nessuno voleva più volare. Il mondo fu preso dal medesimo panico. Oggi la situazione, soprattutto in Europa, è decisamente più seria e chi pensava che per essere al sicuro fosse sufficiente non andare a Sharm ha subìto un brusco risveglio.

Io non ho mai smesso di fare la mia vita e non smetterò ora: continuerò a muovermi, uscire con gli amici e andare ovunque ne abbia voglia, compreso in viaggio.

Lo faccio per un freddo calcolo di probabilità, ma lo faccio perché ognuno di noi che non vive la propria vita è una piccola vittoria per chi ci vuole terrorizzare.

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