Come il terrorismo sta cambiando il turismo

C'era una volta Sharm. Possiamo dire anzi che su Sharm e Marsa Alam si ergeva l'esistenza di molte delle nostre agenzie di viaggi.

Basta infatti andare indietro di cinque anni per vedere che, per esempio, nell'autunno del 2010 chi entrava in agenzia lo faceva (7 volte su 10) per volare in Mar Rosso.

Prima dei fatti di Tunisi e Sousse, c'erano Djerba e la costa Tunisina, che avevano in estate il compito di garantire, poco sotto la Sicilia, caldo e mare a prezzi popolari.

C'era poi la Turchia. E stava crescendo forte sia per quanto riguarda l'aspetto culturale che per quello balneare. Una destinazione che come poche era in grado di mettere assieme questi due elementi per accontentare quella fetta di clienti che in vacanza hanno bisogno del giusto mix tra spiaggia e scoperta.

L'effetto "Isis" ha recentemente colpito anche il cuore dell'Europa e anche in questo caso, dopo i fatti di Parigi, abbiamo assistito a un forte rallentamento delle prenotazioni, non solo sulla capitale francese, ma su tutte le città europee.

Volontariamente o non volontariamente il terrorismo sta cambiando la geografia del turismo: basti pensare che per la prossima estate la richiesta sul Mediterraneo sarà estremamente circoscritta a Grecia e Spagna (oltre che all'Italia).

Una minore offerta, con la conseguente concentrazione della richiesta su un numero minore di destinazioni, avrà innanzitutto l'effetto dell'aumento dei prezzi e produrrà, nei momenti di picco stagionale, forti ripercussioni sul comfort della vacanza e, non da ultimo, un aumento dei casi di overbooking.

Ma cosa succederà al mondo del turismo nel breve e nel medio periodo?
C'è da chiedersi innanzitutto quanto le persone impiegheranno a razionalizzare ciò che accade, abbandonando le reazioni di pancia per ragionare sulle effettive probabilità di essere coinvolti personalmente in un attacco terroristico.

Già perché la storia insegna che la gente alla fine impara a convivere con i problemi della propria epoca storica e infin dei conti anche noi, in questo momento, stiamo scrivendo pagine dei futuri libri di scuola con una crisi economica più seria di quella del 1929 e con una guerra al terrorismo che è diversa da quelle precedenti, ma che è pur sempre una guerra.

Insomma il futuro è pieno di incognite e pare che per l'estate 2016 sia bene pensare con anticipo al da farsi.

Dopo di che incrociamo le dita e speriamo che questo mondo che stiamo consegnando ai nostri figli possa essere in futuro migliore di quanto non sia ora.

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