Etihad lascia a terra Hogan

La campagna d’Europa sembra essere costata cara a James Hogan, il manager australiano che 10 anni fa era stato scelto da Etihad per trasformare il vettore di Abu Dhabi in un colosso in grado di competere a livello globale. Con un comunicato, Mohamed Mubarak Fadhel Al Mazrouei, chairman of the board di Etihad Aviation Group, dà il benservito a Hogan, e, probabilmente, alla sua strategia.

Eppure, tutto andava bene. In un decennio Etihad Airways è passata da 22 aerei a 120, e da una portata regionale a un network globale. È filato tutto liscio per il manager, fin quando non si è fatto affascinare da quella vecchia signora infida che è l’Europa.

Sexy, certo, come lui voleva far diventare Alitalia, ma insidiosa.

La scelta di Hogan di indirizzare Etihad ad acquisire quote in vettori come airberlin, Alitalia e Air Serbia per garantirsi una via di espansione in Europa, infatti, non è stata fortunata: le perdite di Alitalia e airberlin, e le contromosse di Lufthansa, sono arrivate a troncare i sogni del vettore emiratino.

A farne le spese, ovviamente, il presidente e ceo. “Siamo molto grati a James” dice Al Mazrouei. Ma, sottolinea, “dobbiamo aggiustare il tiro nelle nostre partecipazioni in altre compagnie”.

Il destino di Hogan è già tracciato: il comunicato stesso lo annuncia. “Mr. Hogan – si legge – entrerà a far parte di una compagnia di investimenti con James Rigney, cfo di Etihad Aviation Group, che lascerà anche lui la compagnia nel corso dell’anno”. C. P.

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