Stefano Ceci, Startup Turismo: “Ecco perché siamo invisibili”

“Esistiamo, siamo tanti e siamo un valore per il turismo”.

Stefano Ceci, presidente dell’associazione Startup Turismo, prova a spiegare perché le aziende innovative del turismo sono, di fatto, dei fantasmi. E non è una bella storia: l’essere ‘ectoplasmi’ costa a queste imprese 2 milioni di euro di finanziamento.

“Il problema è che, probabilmente, non è ancora stata ratificato quanto previsto nell’articolo 11bis dell’ArtBonus, che prevede una specificità della startup che operano in ambito turistico, e aggiunge alla dotazione della legge 179 del 18/10/2012 (quella generale relativa alle startup) una dotazione di altri 2 milioni di euro per favorirne lo sviluppo” dice Ceci.

Due milioni che sono fermi al palo, visto che nessuno riesce a qualificarsi come startup turistica. “Temo che sia così – risponde il presidente -. Quando, infatti, si deve fare l’iscrizione della propria startup al registro delle imprese innovative, al momento non esiste nessun documento specifico per attestare che si tratti di un’attività turistica”.

L’inghippo sta, pare, nei Ministeri: il Mise dovrebbe integrare quanto previsto dall’articolo 11bis di ArtBonus nella legge generale delle startup. Ma questo è ancora di là da venire.

E il turismo, come settore ecnomico, continua a sembrare più povero di quello che è. “Solo i nostri iscritti sono una cinquantina – dice Ceci – ma il mondo delle startup italiane del turismo ne comprende almeno altrettante. Un valore che non viene calcolato all’interno del peso economico del turismo”.

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