Il Wtm fra ricordi e cambiamenti (between memories and changes)

La fiera del World Travel Market continua ad essere un buon termometro per valutare la salute del turismo nei principali mercati outgoing europei. I segnali emersi in generale sono buoni.

Per i Paesi competitor dell'Italia, le prenotazioni in linea di massima stanno andando bene perché pare che i 'britons' siano fiduciosi e quindi stiano già pensando alle prossime vacanze. Gli stand della Francia, Spagna, Croazia e Portogallo non a caso erano in grande attività e anche quello della Grecia, seppur in minor misura.

Gli operatori erano quindi soddisfatti anche perché sembra che il prossimo anno ci sarà una ripresa del mercato. Dobbiamo però anche ricordare che per questi Paesi il 2012 si è chiuso bene mentre per l’Italia è stato un anno da dimenticare. Ciò nonostante le sensazioni degli operatori italiani continuano ad essere positive, anche se il business continua a non essere eclatante: ci sono buone prospettive ma il mercato va a rilento.

Chissà qual è la verità!!

Comunque il WTM è stato interessante anche per i soliti riti che accompagnano una fiera come questa. Sentire per esempio il martellante "mind the gap" della metropolitana, oppure salutare vecchie e nuove conoscenze. Ho incontrato amici che non vedevo da tempo e ci siamo consolati a vicenda, vedendo quanto siamo invecchiati. Già perché quest’anno era la mia 33esima edizione!

Molte cose sono cambiate in questi anni nel turismo, soprattutto nella commercializzazione e nel prodotto. Ma anche nella fiera stessa: una volta si faceva business e si chiudevano contratti. Oggi, se ne fanno molto pochi. Assistiamo a un altro modo di fare affari.

Ma quello che più mi ha stupito è che il social Media Marketing Travel sia entrato a pieno titolo nelle destinazioni e nelle aziende. Mi ha colpito sentire parlare i responsabili di promozione e marketing di destinazioni europee (e non) così come di grandi catene, di ‘raccomandazioni’ e di ‘reputation’ oppure del fatto che oggi la lotta non è più tanto sul prezzo - perché il prezzo lo stabilisce il mercato - quanto sul posizionamento e sulla necessità di incrementare la visibilità e di catturare l’interesse e le preferenze dei potenziali turisti.

Ho capito che il ruolo delle destinazioni si sta evolvendo, che le tecniche di vendita e di mercato delle aziende stanno cambiando. Ho visto professionisti attenti e vigili in giro fra stand e riunioni.

Poi sono rientrato nello stand dell’Italia e ho visto un altro mondo. Un mondo conosciuto nei modi e nei modi di promuovere. Meno aggressivo, meno attento, meno competitivo, in attesa dietro il bancone degli agenti di viaggio o di contratisti dei tour operator che piovessero dal cielo.  Alcuni che già operano e vendono Italia, ma pochi di nuovi.

Sicuramente in parte, la situazione per noi è molto più rassicurante perché Roma, Firenze e Venezia continuano e continueranno ad attirare turisti… ma per il resto d’Italia?

Un elemento in particolare mi ha fatto riflettere: ho visto nuove destinazioni di short break e di long haul, mai viste prima, molto attive. E questo vuol dire che la concorrenza sta ancora crescendo così come l'interesse generale (non italiano) per il social media marketing. La mia conclusione è una sola: arrivano tempi duri perché noi italiani del turismo non ci stiamo operando.

Gli altri si!

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