Caffè con il direttore:Luongo svela Albatravel

Alto, secco, fisico da velocista. Pronto a scattare. Sguardo sornione in attesa che inizi il valzer delle domande. Gioca sul fatto che in molti confondono le caratteristiche della sua Albatravel. Azienda seguita con attenzione e stimata dagli addetti ai lavori.

Guy Luongo, 55 anni, ceo di Albatravel, lo raggiungiamo in un momento di pieno fermento operativo, ma prende fiato e si siede. "È importante fare capire a tutti che siamo un’azienda in forte crescita che genera ricavi per 300 milioni di euro e dal 2000 fa utili".

Potrebbe bastare questo per chiudere l’intervista Caffè con il direttore. In fondo tra le società italiane si contano più i rossi di esercizio che le chiusure in attivo. Ma il fenomeno Albatravel va analizzato con maggiore attenzione e, soprattutto, bisogna scoprire qualcosa di più di questo imprenditore romano di nascita ("orgoglioso, lo scriva"), antropologo con la passione per l’atletica e i libri di fantascienza.

Come definisce Albatravel?
Un grande ottimizzatore del lavoro delle agenzie di viaggi.

E poi?
Insomma non è male non crede ?

Siete anche altro.
Se vogliamo siamo anche tour operator e creatore di nuove opportunità per il comparto. Poi in effetti siamo anche altro…

Sentiamo.
Albatravel non è unicamente una piattaforma web. Dietro a questo lavora un gruppo di persone di grande professionalità. Il web è la vetrina, ma c’è tanto altro.

Questo mercato ha bisogno di una scossa positiva?
Noi siamo soddisfatti perché le previsioni ci dicono che possiamo chiudere il 2015 con ricavi in progressione del 10 per cento. Non mi lamento.

Chi vi definisce generalista?
Sbaglia. Diciamo che l’operatore generalista rappresenta una fase del settore ormai finita. Noi siamo wholesaler.

Torniamo a prima. Lo sa però che è difficile collocare Albatravel sul mercato?
È la nostra fortuna (sorride, n.d.r.). Ci siamo inseriti bene in un sistema di mercato esistente, ma nascosto.

Mai pensato di comprare un tour operator?
No, magari trasformo una parte del mio prodotto. Ma non abbiamo alcuna intenzione di fare campagna acquisti.

L’attività di suo papà ha contribuito nelle sue scelte professionali?
Si certo. Mio papà si occupava di incoming a Roma e tra i primi in Italia portava i turisti giapponesi nella Capitale.

Anche nel vostro “mercato nascosto” subite l’avanzata low cost?
I piccoli portali alberghieri stanno facendo male al settore.

In che modo?
Rovinano il mercato con politiche che incidono pesantemente sui margini. Non mi piace.

Cosa pensa del mondo della distribuzione?
Le agenzie di viaggi lavorano tutti i giorni sulle barricate. Non è facile, ma ci provano e meritano grande rispetto. In molti fanno finta di non capirlo, ma è chiaro da tempo.

Con quante lavorate oggi?
Sono 9mila300 adv attive e di queste 4mila operano con noi in maniera costante.

Troppi network sul mercato?
Forse no, ma a volte vedo qualcuno molto spavaldo…

Tipo?
Non faccio nomi, sia chiaro. Ma è importante presidiare le vendite e non guardare sempre e solo al brand.

Viaggia molto?
Tra le nostre sedi in Italia e all’estero. Però mi guardo molto in giro, mi aiuta a trovare idee.

E cosa si porta sempre dietro?
Un buon libro. L’ultimo che ho letto è: “I sopravvissuti di Marte”. Poi non dimentico le scarpette.

Per correre?
Certo. Ho scelto di fare uno sport semplice che posso praticare ovunque. Malgrado la mia passione per il lavoro trovo il tempo per tutto.

Twitter @removangelista

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