Le manovre di Alpitour in una stagione complessa

Un riposizionamento in corsa a stagione ormai iniziata. Con la crisi di alcune destinazioni chiave per il turismo italiano, Alpitour ha dovuto giocare tutte le sue carte per poter salvare la stagione e chiudere comunque con ricavi in terreno positivo.

L’operazione sembrerebbe riuscita, ma non senza difficoltà. I dati di chiusura definitivi verranno diffusi soltanto tra qualche settimana, ma a dieci mesi dall’avvio dell’esercizio, i risultati sul fronte tour operating parlano di “ricavi a +9 per cento”. È Pier Ezhaya, direttore t.o. di Alpitour World, a tracciare lo scenario con cui l’operatore mette via la stagione. “La riconversione non è stata facile, ma ci siamo riusciti".

La mappa degli investimenti è stata stravolta in divenire, “dopo l’azzeramento pressoché totale della Tunisia, che vale per noi 35 mila pax annui, e che ha portato con sé dei rimbalzi su tutta l’area Nord Africa, con Marocco ed Egitto a farne le spese per primi”. Ma anche la Turchia non ha portato i risultati sperati.

“Il modello previsionale era ovviamente più alto, ma con ben 7 destinazioni sul nostro scacchiere che hanno riportato problematiche più o meno gravi – spiega Ezhaya -, riuscire a segnare +9 per cento nei ricavi è un bel risultato”.

I dati non sono stati trainati da un solo brand, “ma da tutti i marchi del Gruppo – rileva -. Alpitour e Francorosso hanno riportato una andamento simile, dell’ordine del +7/8 per cento, mentre VillaggiBravo ha fatto segnare una progressione a doppia cifra, pari all’11 per cento”. Il brand Karambola, dal canto suo “è letteralmente esploso, mentre Viaggidea ha fatto segnare un +6 per cento”.

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