Match Point BroccoliUna vita da villaggista

Massimo Broccoli si tira fuori dal gruppo. Lui non si sente un artigiano del turismo, definizione che in queste settimane va tanto di moda.

Sia con la maglia Alpitour sia con quella di Veratour ha sempre lavorato nel mondo dei villaggi o con brand di portata industriale, il vestito su misura non gli piace.

Il manager bolognese da qualche anno alla corte della famiglia Pompili sembra la persona giusta per commentare questa improvvisa e pressante corsa verso il “mercato dell’artigianato”.

Cosa ne pensa di questa nuova filosofia che imperversa sul mercato?
Prima vorrei capire bene cosa vuole dire artigiano. Può darsi che qualche operatore di linea si possa definire così. Ovvio che se un t.o. crea viaggi su misura si sente molto più vicino a questa definizione. Io per ora faccio un lavoro diverso.

Non crede dunque a una tendenza di mercato?
Ma non direi. Secondo lei alcuni t.o. o le compagnie di crociera si possono definire artigiani? Non penso proprio.

Sarà così, ma intanto tra network e operatori la parola circola con insistenza.

Beh, ma anche le agenzie stanno cambiando pelle seguendo in parte la domanda.
Ecco in questo caso credo sia possibile parlare di artigiano. Cercano il prodotto, rispondono alle esigenze del cliente e lo impacchettano. Si cerca di personalizzare sempre di più il viaggio, ma attenzione, perché parliamo di un segmento ben identificato.

Sarebbe?
Una fascia medio-alta che richiede un viaggio confezionato e dispone di un budget interessante. Nelle ultime stagioni sono saltate tutte le prospettive e ora un certo tipo di mercato non esiste più, oppure si è polverizzato. Le catene charter che giravano a ciclo continuo sono un ricordo.

Lo sa che anche Birondi di Last Minute sostiene che la via dell’artigianato permette margini di sviluppo?
Si riferisce credo a quella fascia che va alla ricerca di una vacanza su misura e quindi non va in agenzia a cercare il pacchetto finito. Chi si può permettere uno scontrino medio superiore a 2mila euro cerca determinati servizi che i villaggisti a volte non possono dare.

Intanto quest’anno i prezzi medi di mercato sono cresciuti e la domanda appare debole. Non è stato un errore?
I prezzi sono cresciuti in maniera sensibile, inutile nasconderlo, ma su certe mete non era possibile tenere i prezzi fermi. La verita è un’altra.

Il direttore commerciale di Veratour, dopo un avvio ingessato, si lascia andare e spiega il vero problema che attanaglia i tour operator.

Stiamo parlando di Mar Rosso?
Ecco, gira tutto lì. Il Mar Rosso sta pesando non solo sulla cassa dei t.o., ma anche in fase di strategia e programmazione ne sentiamo il peso. Dove si trova una meta da 600 euro all inclusive? Da nessuna parte. Oggi non esiste una controproposta credibile e quindi la sofferenza esiste su tutti i fronti.

Mentre la Spagna ride, fa il pieno di turisti e gli alberghi vendono anche l’impossibile.
Gli albergatori spagnoli sono stati bravi a cavalcare la tigre. Le sofferenze di Turchia, Tunisia e Mar Rosso hanno permesso alla Spagna di guadagnare terreno su tutte le altre mete a corto e medio raggio.

La controproposta credibile che citava prima la vedremo mai?
È molto difficile confezionare un nuovo prodotto competitivo. Forse il rischio imprenditoriale è molto alto e in alcuni casi si rischia di creare danni al brand che tiene bene sul mercato.

Quindi Veratour non cambia strada?
In queste stagioni siamo stati costretti a rivedere la programmazione a più riprese. Oggi abbiamo un calo dei volumi del 3 per cento, ma redditività in crescita. Non è il momento di rischiare ancora. Nel 2017 entreranno in pista anche Puglia e Calabria. Siamo pronti.

Per cosa?
Per spostare i volumi verso l’Italia e il lungo raggio come Cuba, Jamaica e Oman. Lavoro con una famiglia che segue il business a ciclo continuo e non si tira mai indietro se intravede spiragli di sviluppo.

Così proprio in queste ore si sta chiudendo la lunga ricerca del villlaggio maldiviano. Un altro segnale dei tempi che cambiano. Perché quel Mar Rosso non tornerà più…

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