Affondo di Michele SerraVince il viaggio di qualità

Controcorrente. Con garbo, senza mai dare l’impressione di voler strafare.

Nato professore di latino e greco, ma capace di trasformarsi in organizzatore di viaggi, con la passione per l’innovazione.

Michele Serra (nella foto), seduto in un bar del centro di Torino, affronta in questo appuntamento di Match Point con TTG Italia la strana estate 2016.  Segnata da mete ormai dimenticate e altre affollate sino alla saturazione.

Serra è fermamente convinto che il viaggio organizzato sia in fase di recupero.

Presidente del Quality Group, consorzio di operatori con la sede dell’'officina' a Torino, questo imprenditore amante della lettura sostiene che "il prodotto fa la differenza. Sento troppo parlare di marketing".

Facciamo un primo bilancio di questa estate?
Per noi del Quality è andata decisamente bene. La crescita si vede e abbiamo prodotti che viaggiano a doppia cifra da tempo (nel 2015 il gruppo ha chiuso con ricavi per 102 milioni di euro).

Altri operatori lamentano un andamento altalenante.
Dipende di quale fascia vogliamo parlare. È chiaro che il prodotto base, tipo Tunisia o Egitto, non è praticamente esistito. Però su altre mete abbiamo assistito a una ripresa robusta.

I tour operator rischiano di perdere la fascia di mercato di basso-medio livello?
Se non saranno in grado di offrire linee di prodotto innovative, diverse e flessibili rischiano grosso. Penso che una parte della clientela sia già sparita, ma si può ancora rimediare. Magari cambiando approccio, ma non è semplice.

Qualcuno ha già il futuro segnato?
Diciamo che le aziende che non cambiano di fronte all’evoluzione del mercato sono destinate a sparire.

Dice quest’ultima frase con dispiacere e allarga le braccia perché anche lui sa bene che alcuni operatori viaggiano a vista. Manca l’ossigeno finanziario…

Un business da reinventare o basta cambiare linea in corsa ?
Ma il mercato c’è e aspetta programmi di qualità. Serve la voglia di provare strade diverse. Non bisogna fermarsi ma sperimentare. Vede, mio suocero (Stefano Chiaraviglio fondatore di Mistral, n.d.r.) mi ha insegnato l’amore per il mestiere, la ricerca del nuovo e la disponibilità a cercare partner in ogni luogo del mondo. Altrimenti continuavo a fare il professore…

Intellettuale e snob, qualche volta gli altri operatori dicono questo di Michele Serra.
Lo so bene cosa dicono (e ride, n.d.r.). Sono entrato nel turismo nell’89 a 25 anni mentre insegnavo lettere classiche, latino e greco. Quando ero 'piccolo' sognavo di fare l’intellettuale poi quel viaggio in Persia con mio suocero mi ha fatto cambiare idea.

Pentito della scelta?
No e vivo nel turismo con gratitudine. Chi si lamenta sempre nel nostro mestiere non lo capisco e non mi piace. Sono un uomo fortunato e felice.

Abituati a sentire il solito valzer lento di alcuni imprenditori e manager che vivono di lamenti, seguiamo con attenzione i pensieri di questo signore che durante l’intervista racconta anche di alcune sue passioni, come la letteratura e la montagna.

Molte volte è stato detto che Michele Serra vive fuori dalle chiacchere di settore e non ama le riunioni di associazione…
Mi vuole portare su un terreno minato, ma le rispondo spiegando che un artigiano non ha tempo di andare alle riunioni di Confartigianato. È giusto mandare il direttore commerciale a questi incontri. Poi in fondo…

Finiamo il pensiero…
Perdiamo troppo tempo in discussioni. Si discute, si trova una linea comune e poi improvvisamente si ritorna a parlare e discutere dello stesso tema. Queste sono le cose che non mi piacciono. Non disprezzo affatto le istituzioni, ma vorrei riunioni diverse. E con questo non offendo nessuno, ma lo sanno tutti cosa penso.

Voi del Quality lavorate esclusivamente con le agenzie di viaggi. Cosa pensa dell’avanzata dei network sul fronte del prodotto?
Negli ultimi tempi i gruppi distributivi hanno guadagnato terreno rispetto al tour operating. Questo dipende dal fatto che i newtork sono più veloci e dinamici rispetto ad alcuni operatori. Sono curioso di vedere se questa tendenza proseguirà ancora nelle prossime stagioni.

La cosa più bella di questa estate?
Il ritorno forte e importante del turismo organizzato. Bello vedere che nel settore serve preparazione e professionalità. Non mi abituo agli improvvisati. Non siamo ancora finiti, mi creda. Anzi, questa stagione ha mostrato che il fai da te non è vincente.

La cosa che invece le è piaciuta di meno?
Quella fetta di turisti italiani poco preparati e ineducati. Direi anche incapaci di cogliere il valore del viaggio. È diminuito il desiderio di conoscere e l’apertura mentale. Poi mi faccia dire che serve cultura geografica.

Torniamo al settore. Quality è un grande compratore e venditore di biglietteria aerea. Non crede che i vettori siano più rapidi nel cambiamento rispetto al resto del gruppo?
I vettori sono cambiati molto negli ultimi 10 anni. La concorrenza spietata ha mutato il volto del settore. Purtroppo una larga fetta dell’innovazione è passata attraverso il taglio di costi e personale. Abbiamo assistito al massacro dei costi in generale. Alcune operazioni comunque non le ho capite.

Parla della vicenda sulle commissioni che ha visto coinvolta Lufthansa?
Su questo punto non sono allineato con la maggioranza dei colleghi. Dal mio punto di vista credo sia una partita persa. Inutile combattere una battaglia di retroguardia su commissioni e tasse. Non credo neppure nei diritti di casta. Pensiamo piuttosto a fare un buon prodotto perché è l’unica cosa che conta.

Lh ha cambiato ed è cambiata troppo velocemente?
Diciamo che si tratta di un vettore che ha svoltato con forza su alcuni temi. Lufthansa dispone di una struttura gigantesca e diventa impossibile per loro applicare zone di forte flessibilità. Comunque hanno tagliato costi e tariffe. Questo però non lo dice nessuno…

Dice quest’ultima frase sorridendo e, prima di congedarsi, ritorna sul suo pensiero "pensiamo alla qualità prima di tutto".

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