Cosa manca a Veratour per arrivare a quota 200

I dati diramati ieri da Veratour mettono in evidenza una buona tenuta del giro d’affari, malgrado la sofferenza di alcune aree.  Ma tra i comunicati ufficiali e l’andamento generale dell’azienda a volte è necessario analizzare l’evoluzione della società.  

Veratour è ormai diventato il primo operatore in Italia nel segmento villaggi, il suo brand (seppur con fatica) ha sfondato vecchi steccati ed ora viene riconosciuto anche dal consumatore finale.

Ha fatto la sua storia e la sua crescita affidandosi solo alle agenzie di viaggi. Scelta coraggiosa, per alcuni versi in controtendenza con altri che malgrado le promesse vendono e coccolano l’utente finale (ma le agenzie sanno tutto ormai…).  

Inutile dire che la famiglia Pompili come altri t.o. è sempre in attesa di una certa ripresa del Mar Rosso e della Tunisia, mete che per anni hanno prodotto ricavi e utili. Su queste aree Veratour si era impegnato in alcuni investimenti importanti che per alcuni aspetti pesano ancora su conti e strategie.

Secondo i dati del tour operator nel 2010 l’area Nord Africa incideva per il 35 per cento sul fatturato dell’operatore e valeva 61 milioni di euro. La percentuale è poi scesa al 25 per cento nel 2013, al 13 per cento  nel 2015 e al 4 per cento quest'anno.

A fronte di questi dati rimane poco da dire. Resta invece da capire come invece altre aziende sostengano ancora oggi piani di marketing e di crescita sul Mar Rosso.  

Infatti malgrado le speranze i dati di questo fine 2016 non lasciano grandi speranze e per questo Stefano Pompili ha detto ieri: “Grazie alla definizione di una nuova mappatura delle destinazioni in programmazione e all'apertura di nuove strutture, siamo riusciti a riconvertire uno svantaggio in opportunità di crescita”.

La necessità della comunicazione
Con l’attivazione di nuove opportunità a lungo raggio anche lo scontrino medio del tour operator è aumentato sensibilmente. Ora per raggiungere la soglia dei 200 milioni di fatturato servirà un 2017 con i fiocchi per vendite e  scontrino medio e soprattutto la volontà di fare una campagna di comunicazione importante sia al consumer sia al mondo trade, se le adv saranno sempre al centro dell’attenzione.  

Sul fronte comunicazione si è sempre investito a singhiozzo, ma l’esempio di alcune piccole realtà dovrebbe fare riflettere Stefano Pompili. Raccontare il prodotto, la voglia di investire e innovare deve arrivare su tutti i mercati, con grande continuità. Non solo a ondate.

Vanno bene i vecchi eroici educational con lo zoccolo duro di adv, ma per andare oltre 200 milioni serve allargare la base e tanta buona comunicazione. Non ci sono altre strade.

twitter@removangelista

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