Match Point Birondi,la nuova Settemari e la rivoluzione del prezzo finito

Tutta una questione di prezzo o quasi. Ezio Birondi rientrato a Milano dopo la pausa di agosto ha lanciato sul mercato “il prezzo finito” targato Settemari.

Ora, a distanza di qualche giorno, in questa intervista di Match Point spiega l’operazione e indossa tranquillamente il doppio vestito da distributore e produttore.

Anche se per lui le differenze ormai non esistono più. Tra la presidenza di Uvet Retail leisure e la carica di amministratore delegato di Settemari osserva il mercato in evoluzione e non nasconde le sue ambizioni.

Partiamo dall’operazione prezzo. Finito o quasi finito?
Strafinito e senza sorprese per l’utente finale. Il consumatore non deve trovarsi sempre la sorpresina prima di partire. Con Settemari mettiamo fine a questa storia dell’adeguamento.

C’è stato un confronto con altri tour operator?
Ho confronti quotidiani con altri operatori. Non ci siamo svegliati una mattina e abbiamo deciso di lanciare il prezzo finito. Abbiamo usato una logica di mercato e non di settore perché non si poteva più andare avanti con questa storia.
Decisione che costringerà presto altri operatori a correre ai ripari. Malgrado emergano già resistenze più o meno note…

Cosa si aspetta dal mercato?
Mi aspetto una grande risposta da parte dei consumatori, perché non avranno più la paura dell’adeguamento.

Difficile gestire e guidare due anime diverse come distribuzione e produzione?
Niente affatto, si tratta di un grande vantaggio. Sono un privilegiato perché guardo il settore a 360 gradi. Posso verificare la fabbrica e la vendita e le due cose stanno viaggiando sulla strada giusta.
Un viaggio che si snoda sempre più sulla Torino-Milano, da casello a casello.

Pochi mesi di guida Settemari e la prima grande svolta. Neppure il tempo di prendere confidenza con l’azienda…
È stato tutto molto veloce e coinvolgente. Arrivati in alta stagione non potevamo fare grandi riflessioni, ma iniettare fiducia e dinamismo.
Birondi non lo dirà mai, però nei mesi scorsi ha dovuto “oliare il meccanismo” per rendere il motore Settemari capace di affrontare la prima estate sotto l’insegna Uvet.

Torniamo al prezzo finito. Ma se il costo del carburante riprende la corsa?
Ci prendiamo i rischi. Non cambia nulla. E comunque non ci saranno sorprese neppure sul fronte valutario. La distribuzione apprezza questa scelta e le prime risposte dal fronte vendite sono positive.

Che Settemari ha trovato dopo la gestione di Mario Roci?
Abbiamo un team competente con voglia di fare. Siamo soddisfatti, ma ricordo a tutti che questo è solo l’inizio del percorso. Dal lato finanziario siamo in assetto e questo mi pare un ottimo segnale.

Le previsioni di fine esercizio?
Superemo i 75 milioni di euro di fatturato e questo risultato ci permetterà di programmare bene le prossime stagioni. Il business plan triennale di Settemari prevede una crescita sana e costante senza grandi strappi.

Trasparenza e semplificazione sono ancora le sue parole preferite?
Sempre di più e sono certo che Settemari avrà sempre più un ruolo di primo piano perché sarà interlocutore  serio e attendibile. Abbiamo la presunzione di conoscere il mercato.

Si metta per un attimo il cappello della distribuzione. Sorpreso dal momento di crisi di Ryanair?
Questa volta la compagnia ha azzardato tanto, troppo. Abbiamo visto cancellazioni brutali non accompagnate da niente altro. Comunicazione assente.
E questa volta non basterà la tariffa stracciata per farsi perdonare. Anche perché i contenziosi terranno banco nelle prossime settimane.

Una ferita low cost difficile da sanare?
Questa è una ferita che resterà aperta per lungo tempo. Il consumatore non la dimenticherà.

Alitalia potrebbe approfittare della situazione?
Az deve diventare un interlocutore quotidiano e attendibile per le adv. Abbiamo bisogno di fare un percorso insieme.
Resta da capire chi prenderà il timone di Alitalia. Ancora alle prese tra gare e bandi che non si chiuderanno tanto presto.

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