Crociere, quando la destinazione diventa un co-opetitor: lo studio dell'Università di Napoli

Qual è il rapporto tra il settore crocieristico e le destinazioni? A rivelarlo sono i risultati di uno studio condotto in Campania nel periodo tra ottobre e dicembre 2016. La ricerca ha preso in considerazione "i passeggeri in transito nel porto di Napoli, che hanno scelto di visitare il capoluogo per un paio d'ore senza guide o tour operator – spiega Assunta Di Vaio, professoressa di Economia aziendale e vicedirettore del Dipartimento di giurisprudenza all'Università Parthenope di Napoli -. A essere misurati sono stati la percezione che il crocierista ha sui cosiddetti ‘port facilities’ e sugli altri servizi offerti dalla città".

Quello che è emerso è come l'indice di soddisfazione sul terminal non risulti rilevante sull'esperienza crocieristica complessiva e di come, viceversa, a pesare sia il livello di gradimento della città. "Per quanto riguarda Napoli", commenta Di Vaio, "la situazione è risultata buona ma non eccellente, la parte più critica riguarda l'informazione turistica". La domanda chiave posta agli utenti che hanno preso parte allo studio è stata: “Ritornereste a Napoli?”. Il 98% degli intervistati ha risposto in modo affermativo precisando però che non come tappa di una crociera.

"È emerso il desiderio di una permanenza più lunga, il nostro progetto di ricerca ha dunque verificato come il crocierista si possa trasformare in un land tourist e come la città vada considerata a tutti gli effetti in un'ottica di co-opetition con gli altri attori della cruise supply chain". G. G.

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