Renato Martellottiper il Caffè con il direttore

Sorride e rimane sulla porta. Fare garbato e voce bassa. Sembra venire da un altro mondo e non dal pirotecnico mercato del turismo. Non ama le luci della ribalta e il turismo per lui è solo passione. Renato Martellotti non cerca spazi sui giornali per parlare di progetti e sparare numeri con crescite improbabili.

Lui si limita a lavorare a Terni nella sua azienda, con tenacia. Un'azienda che piace a molti, con sguardi interessati e interessanti anche da oltre frontiera.

Martellotti e la sua InViaggi sembrano, per il momento, viaggiare su una corsia singola alla ricerca del “buon turismo” senza compagni di cordata.
“Sono un positivo e nei momenti difficili parto in vantaggio rispetto ad altri”. Lo dice mentre armeggia con gli occhiali da vista, in fondo rilascia poche interviste e sembra quasi nascondersi, perché la domanda cattiva potrebbe arrivare.

Martellotti, ma questo 2013 ci porterà fuori dalla crisi?
Si sta facendo sentire per tutti i mercati, inutile dire cose diverse.

La contrazione di InViaggi nel 2012 è stata superiore a due cifre?
Sappiamo bene come va il mercato del tour operaring, non serve a nulla dire bugie.

Quindi?
La contrazione del 10 per cento era inevitabile con tante paure e preoccupazioni dei consumatori.

Nonostante questo?
Beh, come ho detto prima resto un positivo, ci mancherebbe.

Lei è stato anche un impiegato statale con la passione dei viaggi.
Oggi faccio un altro mestiere e sono meno sognatore.

Un impiegato che non era mai entrato in un’agenzia di viaggi?
Infatti, tutto vero.

Oggi invece…
Beh oggi lavoro con 7mila adv e credo fortemente nella distribuzione. Comunque lo dimostro tutti i giorni, altrimenti non sarei arrivato a sfiorare i 100 milioni di fatturato.

Un impegno vero per questa stagione?
Razionalizzare l’offerta e lavorare bene sul prodotto presentando cataloghi degni di questo nome. Sempre sui cataloghi…

Parliamo di tagli?
Ecco, direi che mi impegno a non sprecare copie. Meglio dire così.

Continua a rimanere un charterista?
Direi di sì, il prodotto non deve morire ma abbiamo l’obbligo di migliorare il rapporto tra operatore e compagnia aerea. Siamo sulla strada giusta però.

Un grande ottimista.
Sento che la ripresa si avvicina. Possiamo farcela con più attenzione e meno pessimismo.

Mi dica il nome di un imprenditore vero del tour operating.
Carlo Pompili su tutti. Mi sento vicino a lui, ma Carlo è più bravo di tutti. Mi vengono in mentre anche altri, posso?

Se non sono troppi…
Anche tra quelli che hanno chiuso per esempio. Direi Vittoriano Scotti perché aveva prodotto e visione. Poi non è finita bene, ma sono discorsi diversi.

Torniamo alla passione dei viaggi.
Ma ora devo pensare al lavoro e le mie passioni vanno in secondo piano.

Però…
Mi piacerebbe fare un biglietto di sola andata.

Twitter @removangelista

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