Alpitour: l'incoming di Burgio

"Ci dedicheremo di più anche ai viaggi degli stranieri che vogliono vedere l'Italia: vogliamo crescere sull'incoming".

La dichiarazione arriva direttamente dalla bocca di Gabriele Burgio, presidente e amministratore delegato di Alpitour che rivela come la ricetta inbound sia quella potenzialmente vincente per il primo operatore nazionale.

"La domanda di Italia continua a esserci - garantisce il manager in un'intervista pubblicata su La Stampa -, però iniziamo a scendere nelle classifiche delle preferenze di chi viaggia: per molto tempo abbiamo vissuto sugli allori di un patrimonio immenso che tutti volevano ammirare, accettando di adattarsi a un contesto ricettivo che zoppicava un po'. Ora non è più così".

Secondo Burgio diventa indispensabile puntare sulla qualità, "per non perdere la corsa ai nuovi turisti che arriveranno in Europa dalla Cina, dall'India o dal Brasile".

Una ricerca di qualità che passa inevitabilmente dal ricettivo nella mente del presidente. "I nostri alberghi sono spesso vecchi e impreparati sul lato commerciale - prosegue -, basti considerare che su un totale di 33mila strutture appena 300 fanno parte di grandi catene internazionali che faticano ad agganciare il tour operator cinese o la compagnia aerea low cost che porta flussi e tariffe vantaggiose per tutti".

La partita incoming si gioca con tutto il Sistema Paese. "L'elenco delle cose che non vanno è lungo e inizia dalle infrastrutture - puntualizza Burgio -. Pochi voli e treni ancora lenti, è vero che c'è stato un avanzamento con Frecciarossa e Italo ma i regionali sono ancora un fronte irrisolto".

Sino ad arrivare alla promozione del brand Italia. "Non c'è un fronte comune di azione - conclude il manager - anzi, le varie realtà di attrazione si muovono per conto loro, creando confusione ed effetti controproducenti".

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