Valtur, chiusure e charterCorsa a ostacoli per i t.o.

Ancora incognite sul destino di Valtur, l'ennesima uscita di scena di un'azienda, come dimostra la chiusura di Aviomar, e i nuovi scricchiolii del modello charter.

Quella che bussa alle porte sarà un'estate tutt'altro che facile per gli operatori italiani, che decreterà se e come il business model tradizionale può ancora giocare un ruolo decisivo per il turismo italiano. Le aziende del tour operating tricolore si ritrovano infatti con non poche ferite da curare e con poste pesanti gettate sul piatto dell'alta stagione per afferrare un riscatto che si insegue ormai da diversi anni.

Le ultime stagioni hanno anche visto assottigliarsi le fila dei t.o. caduti sotto i colpi del calo di consumi, della crescente sfiducia verso l'intermediazione turistica e di un legame troppo forte verso strategie commerciali ormai figlie del passato. L'ultimo marchio ad abbassare la saracinesca è stato Aviomar, storica realtà del Mare Italia; un prodotto che ha registrato le stagioni migliori ma anche decretato la sua fine.

Un'altra azienda di vecchio corso come Valtur, è ancora in attesa di una guida: commissariata dall'ottobre 2011, dopo diversi tentativi andati a vuoto, vede un rush finale a due, con Orovacanze e Uvet.

Dalle aziende nazionali ai grandi nomi del tour operating europeo, la musica cambia tonalità ma non si fa per questo meno drammatica.

L'esperienza Travelplan del colosso spagnolo Globalia non è arrivata a compiere la sua terza estate sulla Penisola mentre, i signori della Svizzera, Kuoni e Hotelplan hanno vissuto un inizio dell'anno con un susseguirsi di colpi di scena. La divisione italiana di Kuoni dopo una chiusura paventata a più riprese è stata rilevata da Alessandro Rosso e la sua holding, affidando al manager Marco Cisini la responsabilità di riguadagnare quote di mercato.

Anche da Hotelplan hanno scelto un manager italiano di vecchio corso come Luca Battifora che, oltre alla ripresa delle vendite deve e dovrà destreggiarsi con un delicato piano di riduzione del personale, fatto di costi da monitorare e di tavoli di discussione con le forze sindacali.

Chi non ha issato bandiera bianca e non sta facendo la conta dei colpi subiti ha comunque diverse insidie da affrontare. L'annosa questione delle vendite sottodata non è di certo stata scacciata per la summer 2013, così come lo spettro del dumping tra colleghi e delle vendite sotto prezzo.

Come se non bastasse, l'avvio delle operazioni di easyJet su Sharm el Sheikh ha creato il singolare precedente di una compagnia low cost su un baluardo del charter, inferendo una nuova crepa a un modello di prodotto già in crisi di suo. Un business che si ritrova stretto in una morsa, con da una parte la storica affezione della clientela ai collegamenti point to point e, dall'altra, il calo della redditività dovuto ad altre scelte di volato dei tour operator.

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