Charter alla ricerca di traffico

Il business del charter puro vicino al capolinea. Alle soglie di un'estate che in tanti sperano riporti fiato alle casse, ma che molti temono possa non bastare a risollevare le sorti dei viaggi organizzati, sul fronte charter gli investimenti per il 2013 sembrano languire.

L'epoca in cui i vettori uno dopo l'altro annunciavano accordi con i t.o per servire nuove destinazioni pare infatti ormai conclusa e le compagnie, per riempire gli aeromobili, non possono più accontentarsi dei soli tour operator. Perchè gli imbarchi affollati di passeggeri con il braccialettino del villaggio già al polso sembrano lontani e diventa necessario inventarsi qualcosa.

Neos, compagnia di casa Alpitour, prova a immettere sul mercato la formula delle partenze plurisettimanali sulla roccaforte del charter per eccellenza, Sharm el Sheikh, destinazione su cui ora vola anche l'agguerrita easyJet. Un'innovazione, quella di Neos, che cerca di andare incontro a quella domanda di flessibilità che i tour operator sembrano avere difficoltà a soddisfare. "Abbiamo razionalizzato i posti invenduti con una migliore gestione del load factor – spiega Gabriele Burgio, presidente e a.d. Alpitour -, sfruttando il 50 per cento della capacità per Alpitour e il restante mettendolo a disposizione di altri t.o.".

La formula split del resto, è una strada che ormai si è fatta necessaria per tutti: "Mettere a disposizione le macchine per operatori diversi è diventato un must - dichiara Andrea Andorno, direttore commerciale Meridiana, che ha ribadito l'impegno per l'esatte sul fronte Itc - e talvolta si fa necessaria la vendita del seat only, quando non si riesce a riempire il volo". E il business model del charter, secondo il manager, forse ha bisogno di una revisione: "I vettori devono volare dove volano i t.o, ovvero dove c'è la domanda. Non il contrario".

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