Caffè con il direttore La versione di Burgio

Due anni per dimostrare a tutti che non vuole essere il solito manager di passaggio. Gabriele Burgio da Firenze, da due stagioni alla guida del gruppo Alpitour traccia un primo bilancio della sua esperienza torinese, tra la sede di Cuneo e l’orgoglio per la ripresa del gruppo, da Telecom alla passione nascosta per le moto.

Due anni difficili da dimenticare?
Intanto sono ancora al mio posto e lo tengo stretto.

Forse perché i soliti bene informati parlavano di dimissioni già dopo sei mesi…
Non commento certi passaggi di mercato. Io volevo rilanciare l’azienda e insieme al mio gruppo di lavoro sto mettendo in piedi un bel progetto.

Nel 2012 quando arrivò in azienda…
Intanto mi resi conto che questa era una società con tante eccellenze.

Poi?
Credo che nel 2012 abbiamo dovuto capire in fretta che non si poteva più vivere di rendita.

Ma il 2012 fu anche l’anno dell’estate nera?
Indimenticabile per il crollo del mercato. Un momento drammatico per il turismo organizzato.

Diciamo che la crisi non sembra mai finire…
Oggi dobbiamo arrivare sul mercato con servizi di buon livello e prezzi competitivi. Ci stiamo riuscendo e con risultati apprezzabili.

A proposito di risultati. Non è stato un percorso facile.
Il 2012 si chiuse con 40 milioni di perdita, che lo scorso anno abbiamo dimezzato a 20 milioni subendo la crisi dell’Egitto. I primi sei mesi del 2014 stanno invece sorprendendo.

Senza Mar Rosso?
Senza Sharm. E se teniamo duro in questi mesi vedrete che esercizio finanziario. Abbiamo tutti gli indicatori in progressione rispetto al 2013. Mi piace il momento.

E la redditività torna a respirare?
Direi proprio di sì perché abbiamo pulito l’azienda di costi inutili. Adesso siamo pronti.

Per cosa?
Il mercato è una guerra. Sappiamo che la vendita tradizionale offline perde punti di mercato rispetto all’online e bisogna rispondere colpo su colpo.

Partendo da?
Da guadagnare quote di mercato. Devi essere migliore della concorrenza e noi ci battiamo ogni giorno per esserlo. Penso che anche lei si sia reso conto dei cambiamenti.

A volte non sembrano così evidenti.
Abbiamo chiaramente migliorato Alpitour. Lavoriamo su un sistema di business molto rigido. Forse la crisi economica ha ulteriormente rallentato il cambiamento ma noi abbiamo svoltato.

I tour operator in questi anni hanno subito troppo l’avanzata delle crociere?
I crocieristi possono muoversi su un business in crescita . Diverso, anzi alternativo al nostro. Piuttosto bisogna entrare nella testa dei clienti.

Domina il prezzo?
Venti euro di differenza fanno cambiare idea. Purtroppo la crisi economica ha portato tanta paura e poca freddezza nelle scelte. Alpitour deve rispondere bene in tutte le sue aree.

Quindi?
Un call center sempre attivo che fa sentire la forza del gruppo e una solidità aziendale evidente. Noi oggi siamo questo.

Come vanno i rapporti con gli azionisti?
Bene perché?

Tante voci su qualche tensione…
Niente affatto mi trovo bene con gli azionisti e loro rimarcano i continui miglioramenti del gruppo. Un caso raro. Non mi è capitato molte volte.

Lei spesso si vanta di aver calmierato i rapporti con i sindacati.
Perché secondo lei se in due anni non ho mai avuto un’ora di sciopero che devo dire?

Ha vinto il dialogo?
Come per la sede di Cuneo che oggi è ancora attiva con una parte del booking. Abbiamo mantenuto le promesse e questa cosa mi piace.

Parliamo di brand e di mercato che sonnecchia. Un marchio che viaggia sopra le aspettative?
Direi che Bravo ha iniziato di nuovo a respirare. Abbiamo ripreso il sentiero giusto.

Francorosso?
Affidato a Ezhaya sta marciando bene. La struttura è stata rafforzata e centralizzata su Milano. Una bella scommessa che seguiamo tutti con attenzione.

Mentre la concorrenza avanza…
Siamo pronti e oggi abbiamo anche più rispetto della concorrenza in confronto al passato.

Faccia qualche nome?
Mi piace Veratour perché lavora molto bene nel mondo della villaggistica e apprezzo Eden. Una macchina aggressiva, funziona. La torta si è ridotta intanto.

Scusi?
Ci diamo battaglia per una quota di mercato in calo. Lo dicevo prima che l’online cresce e la vendita tradizionale arranca. Dobbiamo tutti concentrarci su qualità del prodotto eservizi.

È vero che all’inizio del suo mandato ha pensato di acquistare anche il brand Valtur?
Siamo andati a vedere i conti e la situazione, ma non era il caso. Non eravamo pronti ad assorbire altri brand.

Oggi la sua passione per il mondo alberghiero sembra invece finita dentro l’armadio.
Forse è scesa come giusto, ma è un mercato che conosco bene. Vorrei anche cambiare il senso della nostra divisione alberghiera.

Di lei si sa poco delle sue passioni, hobby e qualche segreto…
Non rilascio molte interviste, ma non mi nascondo.

Allora proviamo. La passione più forte?
La mia famiglia. Mia moglie e 4 figli. Sono ancora residente a Madrid ma con figli che studiano in altre città. È bello però stare insieme nel weekend.

Tifoso della Fiorentina, giocatore di tennis…
Mi piace anche lo sci e la vela ma ci vuole tempo. Forse in futuro giocherò anche a golf. Però non conosce la mia passione per la moto.

Avanti.
Ho acquistato da poco una Royal Enfield, una moto dell’armata inglese. La userò per girare a Madrid. (La mostra con orgoglio sul suo telefono n.d.r.).

Il film preferito?
Qualcuno volò sul nido del cuculo. Spettacolare.

Facciamo un salto indietro e parliamo di Telecom?
Se proprio vuole.

Nel 2007 è stato vicino alla poltrona di amministratore delegato?
Sì certo.

Anche qualche mese fa c’è stato un avvicinamento?
Preferisco sempre restare fuori dai gossip. Sono concentrato su Alpitour e sull’altra azienda divertente.

Sarebbe?
La mia famiglia ovvio. Diverte ma richiede tempo.

twitter @removangelista

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