Cassazione: nessun risarcimento per ‘stress’ per il volo cancellato

Il passeggero che passa la notte in aeroporto a causa di un volo cancellato non ha diritto al risarcimento per il danno non patrimoniale legato allo stress.

Ad affermarlo è la Corte di Cassazione, con la sentenza 12088, ripresa da Il Sole 24 Ore.

Secondo quanto affermato dalla corte suprema, infatti, ha stabilito che l’unico rimborso cui il pax ha diritto è quello legato alle spese vive sostenute dal medesimo per far fronte all’emergenza.

La legge, infatti, stabilisce che in caso di volo cancellato la compagnia aerea deve provvedere a fornire bevande e pasti in relazione al tempo di attesa, oltre a trovare eventualmente una sistemazione alberghiera per la notte. Nel caso in cui questo non avvenga, il vettore deve risarcire il cliente di tutte le spese vive sostenute.

La vicenda, nello specifico, riguarda un passeggero che, in seguito a uno sciopero dei piloti, aveva visto cancellare il proprio volo. Il cliente aveva scelto di passare la notte in aeroporto (e non in albergo) per essere sicuro di partire sul primo aereo disponibile. Questa tuttavia, rimarca la Cassazione, è stata una sua libera scelta: il pax avrebbe potuto pernottare in un hotel e ottenere il rimborso della spesa sostenuta. Una decisione che non avrebbe preso, afferma la Corte, se la situazione fosse stata vissuta come sofferenza. Dunque, nessun danno immateriale.

Al passeggero, afferma ancora la Corte, spettano dunque poco più di 50 euro, ovvero le spese vive sostenute dallo stesso.

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