Luca Cordero di Montezemolo, Alitalia e quell'incrollabile ottimismo

Quando si fece inizialmente il suo nome per la presidenza Alitalia era il febbraio di 3 anni fa e lui timidamente si definiva solo un “facilitatore del business”, grazie agli ottimi rapporti con gli emiri di Abu Dhabi.

Ma non era intenzionato a salire a bordo del vettore con immediatezza. Luca Cordero di Montezemolo ha preso la cloche di Alitalia solo alcuni mesi dopo, a novembre, riconoscendo che la compagnia aveva “un grande potenziale” ma che ci sarebbe voluta pazienza.

Gli errori delle gestioni passate pesavano ancora pesantemente sulla compagnia, eppure Montezemolo si diceva pronto a dare piena fiducia alle capacità di decollare della signora dei cieli.

Senza rinunciare a fare un appello concreto a Governo e istituzioni, ambienti in qualche modo frequentati anche per via delle altre cariche contemporaneamente (o precedentemente) ricoperte alla presidenza Alitalia. “Abbiamo bisogno di fare sistema e di lavorare con un'unica regia, servono aeroporti competitivi, un tour operator nazionale, una catena di alberghi nazionale: non è accettabile che Parigi e la Francia siano così tanto più visitate dell'Italia”: questo è stato uno dei suoi refrain, rimasto sinora ascoltato solo in parte.

Ad ottobre 2015, all’uscita di scena dell’allora a.d. Silvano Cassano, l’ottimismo di Montezemolo non ha ceduto: “Abbiamo messo un tigre nel motore”, aveva detto, citando uno dei più famosi spot pubblicitari della Esso e fissando la deadline degli utili al 2017.

Inutile negarlo, la carica non gli è mai mancata. È solo della scorsa estate la dichiarazione, a testa alta, “Alitalia la migliore d’Europa”. Eppure le dichiarazioni non sembrano essere bastate, le banche non si dicono soddisfatte delle operazioni messe in campo sin qui. Ora toccherà a Luigi Gubitosi, l’uomo che dovrà rimettere davvero in sesto i conti della compagnia.

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