Lufthansa Italia: il segreto svelato

“È stata una delle decisioni più difficili della nostra storia degli ultimi anni”. Jens Bischof, board member sales and revenue management di Lufthansa, non ne fa più un mistero. Il colosso dell’aviazione tedesca esce allo scoperto nella piazza berlinese dell’Itb e racconta, per la prima volta a TTG, le ragioni che hanno spinto la compagnia a cancellare il marchio dedicato al nostro mercato.

Un progetto fortemente voluto dall’headquarter di Francoforte che nella coda d’anno del 2008, con il capitolo Alitalia tutto in divenire, tra chiusura della vecchia compagnia e apertura della nuova, tra un debito milionario e il cambio di poltrona delle alte sfere, sperava di occupare un ruolo nel mercato italiano che stava venendo a mancare.

Il progetto
E così è arrivato un dispiego di forze imponente, l’apertura di una sede milanese e il posizionamento di nuove macchine battezzate con i nomi delle principali città italiane. Un’avventura partita nel febbraio 2009 con le prime rotte verso le capitali europee e il tentativo di intercettare la grossa fetta del traffico sull’asse Milano-Roma.

Ed è stata proprio questa operazione a causare la prima crepa nel progetto Lufthansa Italia. Il troppo periferico hub di Malpensa si è rivelato poco attraente per il segmento business in volo tra le due città italiane e il ritorno alla carica di Az intenzionata a non cedere spazi sulla direttrice ha fatto il resto. “La chiara strategia di Alitalia sull’asse Milano - Roma ci ha impedito di guadagnare slot su Linate - conferma Bischof - e il nostro impegno su Malpensa non è stato abbastanza attrattivo per un certo tipo di clientela”.

La fine dei giochi, ritorno a Francoforte
Sull’hub milanese un’altra insidia ha minato lo sviluppo di Lh Italia. “easyJet è stata in grado di mettere in piedi un’offerta molto forte - prosegue Bischof -, fondata su pricing aggressivo che, in particolare sulle rotte europee, è stato premiante per loro”, andando quindi a sottrarre anche la componente di traffico mass market che poteva far gola alla compagnia tedesca.

Caro fuel, aerei non propriamente pieni e costi di personale, macchine e tasse da sostenere sono stati gli altri elementi decisivi per la chiusura del marchio Italia, dopo quasi tre anni di attività, annunciata nel maggio 2011 e avvenuta con l’ingresso dello schedule winter lo scorso ottobre. “Noi ci credevamo - conclude il manager -, è stata una decisione sofferta. Ma altrettanto lungimirante e razionale. A livello economico e finanziario, la sola possibile”.

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