Il travel che cambia: i lavori del futuro nell’analisi Isnart e Unioncamere

Energy manager, social media manager, data analyst, digital marketing manager ed esperti di digital management per prodotti e destinazioni turistiche. Sono queste alcune delle nuove figure professionali più richieste nel settore travel, in uno scenario che vede 4 aziende su 10 prevedere perdite in bilancio per il 2022, a causa principalmente del drammatico aumento dei costi di gestione.

“La ripresa del turismo è in atto - ha spiegato Roberto Di Vincenzo (nella foto) presidente di Isnart, nel corso di un convegno di Isnart e Unioncamere a TTG Travel Experience sulle figure professionali del futuro -, ma le decisioni di viaggio dei cittadini europei non appaiono condizionate tanto dalla guerra in Ucraina, quanto da inflazione e aumento dei costi di viaggio”.

Cambiano le motivazioni del viaggio
Le indagini ai turisti di Isnart mostrano cambiamenti motivazionali profondi nei viaggiatori: “Cresce la ricerca di nuove conoscenze ed esperienze inedite, meglio se in un contesto naturale - ha aggiunto Di Vincenzo - e aumenta anche l’attenzione verso la sostenibilità ambientale e sociale”.

Tra le nuove professionalità richieste emergono quelle legate al green e alla digitalizzazione, in uno scenario in cui il mismatch - difficoltà di reperimento - tra domanda e offerta di lavoro è ormai un fenomeno strutturale.

La sfida delle competenze
La sfida oggi è dunque soprattutto quella delle competenze. Come rileva l’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di commercio, oggi per il 51,9% delle persone Internet rappresenta il principale strumento che influenza la scelta di soggiorno, sopravanzando la conoscenza dei luoghi già visitati (37%) e il passaparola (33%). Sulla rete si costruisce e si condivide il legame soggettivo ed emotivo con i luoghi, si progettano e co-progettano le esperienze, si confrontano offerte e soluzioni. Serve, quindi, una nuova formazione che tenga il passo con la crescita del settore, laddove oggi le risorse sono concentrate sugli investimenti in infrastrutture e i programmi di formazione sono obsoleti.
Stefania Galvan

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