Il 'petrolio' egiziano

Avrei voluto scrivere altro in questi giorni su questo blog, ma gli avvenimenti delle ultime ore hanno catturato in modo troppo profondo la mia attenzione.

Molti hanno paragonato il turismo italiano al nostro "petrolio"; per l'Egitto qual è il "petrolio" più importante, quello nero oppure il turismo? L'Italia non ha petrolio nero, e purtroppo ha meno turismo di quello che dovrebbe e potrebbe avere, ma questo è tutt'altro argomento. Sul petrolio nero non mi espongo (perchè non è il mio settore e non saprei dove trovare dati attendibili), per fortuna a fine agosto Eni ha scoperto il più grande giacimento del Mediterraneo, proprio al largo dell'Egitto.

Riguardo al turismo i dati ufficiali dicono che 9,9 milioni di turisti hanno visitato l'Egitto nel 2014 (contro i 9,5 mln del 2013). Insomma, una risorsa molto importante per l'Egitto, fondamentale anche per l'occupazione, e di conseguenza dal punto di vista sociale...

Questa è la mappa in tempo reale nel momento in cui sto scrivendo questo post (6/11 h 16:40); nella parte alta si vede molto chiaramente che tutto il Sinai è completamente sgombro di aerei in volo. In basso invece la situazione sull'Italia.

Credo che questo confronto di immagini riesca a far capire, meglio di molte parole, cosa significhi per il turismo egiziano quello che è accaduto all'aereo russo. Purtroppo l'Egitto stentava a riprendersi da molti mesi e questi ultimi avvenimenti rischiano di condannarlo ad un prolungamento di questa agonia.

Noi agenzie e tour operator, di conseguenza, temo perderemo per molto, molto tempo una destinazione che ci supportava le vendite soprattutto a cavallo di stagione, dopo aver perso le vendite estive e autunnali sulla Tunisia; vedremo cosa accadrà da qui alla primavera, ma non sono certo ottimista, sperando di essere smentito dai fatti.

Purtroppo i dati di vendita evidenziano che la clientela di "fascia media" non ha trovato in agenzia delle soluzioni adatte a lei e ha ripiegato su località come ad esempio l'Emilia Romagna (quest'anno pienissima), ma acquistando direttamente i soggiorni, non in agenzia.

Pertanto non ci resta che (provare ad) orientare le vendite su altre destinazioni che però, essendo un po' più costose non potranno sopperire alle mancate vendite di destinazioni "mediterranee" (soprattutto Tunisia ed Egitto).

Credo che invece sia importante ed urgente che i governi trovino un modo efficace per aumentare la sicurezza aeroportuale, in collaborazione con tutte le compagnie aeree; se una compagnia non vuole o non è in grado, ad esempio economicamente, di collaborare, credo debba essere esclusa da quella destinazione. E questo ritengo debba valere ovunque, non solo in Egitto perché adesso è in emergenza, ma anche in Italia.

In questa fase storica in cui il terrorismo ha dimostrato di poter colpire ovunque (e spesso se la prende col turismo...) credo che debbano essere messi in campo sforzi eccezionali per (cercare di) garantire al massimo la sicurezza di chi viaggia. Ad esempio non lasciando i controlli dei bagagli a soli addetti locali, visto che purtroppo potrebbero esserci delle infiltrazioni. So perfettamente che può sembrare un'utopia, e che si rifletterà anche in parte sui prezzi dei viaggi, ma se un Paese non è sicuro subirà inevitabilmente un drastico calo del turismo, e allora qual'è il costo minore?

Credo inoltre che anche i clienti debbano tornare a dare un "valore" corretto ai viaggi, pertanto un aumento dei prezzi, se generalizzato, nel medio-lungo periodo non sarà un deterrente, soprattutto a fronte di una maggior garanzia sulla sicurezza. E questo vale anche per le compagnie aeree, visto che a quanto pare la famosa "black list" non è sufficiente...

Nel mio piccolo il dado l'ho lanciato...

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