L’Unesco deciderà se l’Italia è davvero un Paese diVino

Il gioco di parole è stra-abusato. In ambito turistico lo si tira spesso in ballo quando ci sono di mezzo itinerari tra i vigneti, degustazioni nelle cantine o edulcorate esperienze di vendemmia progettate per restituire immagini romanzate di un’attività invece durissima e molto seria.

Quella della coltivazione della vite non ha infatti sempre quegli esiti da “Ottima annata” raccontati nell’omonimo film e neppure quella gaia atmosfera da lunapark in questi giorni copiosamente e artificiosamente ricostruita a uso e consumo dei ‘vendemmiatori per un giorno’.

Chi quotidianamente si misura con parassiti, funghi e disfunzioni della vite che in un batter d’occhio potrebbero azzerare le fatiche di mesi lo sa molto bene. E per questo avanza una giusta pretesa: quella di essere riconosciuto come professionista che con il proprio lavoro contribuisce all’appeal turistico del Paese. Un operatore attivo in un settore che merita l’attenzione internazionale non soltanto in quanto espressione folcloristica ma soprattutto in quanto oggetto profondamente radicato nella nostra cultura.

Tra leggenda e realtà
Secondo la leggenda, fu Noè a trasmettere l'arte di fabbricare e l'uso di bere il vino ai figli e ai posteri che, visto "quanto lo stesso fosse gustoso e dilettevole al palato e giovevole allo stomaco, impararono le varie maniere di conservarlo per non restarne mai in alcun tempo privi". Non siamo dunque noi italiani ad avere inventato il nettare di Bacco, ma è assodato che l’antica Roma ebbe ampio merito nella sua diffusione.
Pertanto, a due anni dall’ingresso dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato nel Patrimonio Mondiale Unesco, ci prova anche il Veneto, che ha appena candidato a Patrimonio dell’Umanità le terre del Prosecco. L’esito della candidatura lo si saprà fra tre anni ma intanto il governatore della regione Zaia, fa presente che la storia premia da anni il territorio, grazie alla “bellezza, davvero unica di un paesaggio che ha pochi pari al mondo, lo stesso che affascinò Giorgione, Tiziano, Cima da Conegliano e gli altri maestri del grande Rinascimento veneto".

Arte e letteratura
Magia dell’Italia, la storia del vino si intreccia spesso con quella del paesaggio, della pittura e della letteratura. Ne sono un esempio concretissimo le giovani principesse Guicciardini-Strozzi, discendenti di quindicesima generazione della Monna Lisa ritratta da Leonardo. Oltre le pareti della tenuta toscana dov’è conservato l’albero genealogico certificante la blasonata discendenza, portano avanti una storia di viticoltura lunga ben mille anni. Producono Vernaccia, citata da Lorenzo il Magnifico, Michelangelo e Dante. Lui ne parla proprio nella Commedia, che successivamente Boccaccio definì Divina, evocando a sua insaputa un’annosa disputa etimologica che, secondo una delle varie correnti di pensiero, vedrebbe nella parola una radice sanscrita agganciata proprio alla vite e al vino.

Fa bene pensare che, profeticamente, il cerchio si chiuda qui. In attesa di un più razionale e auspicabilmente benevolo responso Unesco.

Twitter @paolaviron

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