8 cose che ho imparato allo Startup weekend sul turismo

Poiché è facile pontificare sul turismo senza mai mettersi in gioco, lo scorso weekend sono andato allo Startup Weekend di Verona dedicato alla travel industry per raccontare un'idea che mi frullava in testa da un po'.

Come funziona

Gli Startup Weekend sono un network internazionale di eventi promossi da Google dove chiunque può andare ad esporre la propria idea di startup e lanciarla nel giro di un fine settimana. Le migliori idee vanno in finale e su queste si lavora in gruppo per presentare un business plan a una giuria. In palio la possibilità di fare una presentazione di fronte a incubatori e venture capitalist di livello nazionale.

Il mio progetto

Ho presentato Travelfeed, un'idea per mettere in collegamento turisti e operatori incoming tramite un'app che suggerisce itinerari a tema con i libri, la musica e i film preferiti di chi viaggia. Purtroppo non sono stato abbastanza bravo a proporlo e non è passato in finale. Per cui ci lavorerò in altre sedi. Intanto se volete darmi un parere su come svilupparlo date un'occhiata su www.travelfeed.it e lasciatemi un commento :-)

Il progetto vincente

Mi sono comunque ripreso velocemente dalla delusione e ho lavorato in gruppo a un'altra idea: Strolling, un'app che proporrà brevi percorsi a piedi per scoprire angoli nascosti di una città a chi ha del tempo libero da impiegare passeggiando. Con questa idea abbiamo vinto lo Startup Weekend, come racconta anche il Corriere.it, per cui ora ho due nuovi progetti a cui lavorare :-)

Da questa esperienza ho anche maturato un po' di opinioni sul mondo delle startup del turismo che vorrei condividere per avere conferme o smentite in merito:

1) La cultura del fallimento

In Italia manca la cultura secondo cui chi ha sbagliato una volta può imparare dai propri errori e fare meglio la volta dopo. Io posso dire che sbagliare un pitch mi è servito molto per capire cosa stavo facendo male, oggi lo rifarei completamente diverso. E anche se il progetto vincente non dovesse dare i frutti sperati penso sarà molto utile per migliorarsi. Per capire come funziona qualcosa bisogna sporcarsi le mani.

2) Il miraggio di avere un sistema meritocratico

Il mondo delle imprese non premia il merito, le regole non sono eque e bisogna farsene una ragione, specie quando sono gli altri ad approfittarne. Questo Startup Weekend non ha fatto eccezione: il sistema di votazione delle finaliste non prevedeva una giuria ma di ottenere i consensi degli altri partecipanti con evidente vantaggio per gli autoctoni e per chi ha fatto entrare amici non paganti. Poi delle 8 finaliste due avevano progetti che non riguardavano il turismo ma la salute, un'altra riguardava il food, una quarta la gestione dei social network: nessuno però ha pensato che qualcuno poteva essere escluso in quanto off topic. Se il sistema è iniquo non puoi illuderti di cambiarlo da solo perché c'è troppa gente che ci marcia sopra, puoi solo limitarne i danni e provare ad andare avanti nonostante tutto.

3) Se conosci bene un sistema puoi hackerarlo

Un altro motivo per cui sono andato a Verona era quello di trovare uno sviluppatore per il mio progetto che fosse esperto / appassionato di turismo. Questo perché sono convinto che per trovare una soluzione a un problema bisogna conoscere molto bene l'ambiente di riferimento. Purtroppo non l'ho trovato: c'erano tanti bravi developer esperti del loro mestiere e che mi hanno insegnato un bel po' di cose nuove. Potrebbero tranquillamente hackerarmi il wi-fi, più difficilmente il turismo italiano.

4) Il nozionismo del sistema formativo italiano

Per tutto il weekend ho avuto l'impressione che si valutasse più la capacità di seguire un modello nella preparazione del business plan della propria startup rispetto alla capacità di fornire soluzioni creative a un problema. Stesso problema dell'università italiana, solo che all'epoca facevo fatica ad accettarlo. Pur sapendo che la realtà non è mai come la teoria, in certe situazioni è più fruttuoso fare il compitino.

5) Se non si lavora in squadra non si va da nessuna parte

Per tutto il weekend si è insistito molto sul lavoro di squadra come la base anche solo per presentare un progetto. Per dirla meglio: solo con un'idea non si va da nessuna parte, bisogna avere gente in grado di metterla in pratica.

6) Anche quando lavori in squadra sono le intuizioni dei singoli che fanno la differenza

Questo non lo ammette mai nessuno ma nelle situazioni di stallo serve una persona che prenda le decisioni difficili e se ne assuma la responsabilità. Poi di solito miete anche la gloria che discende dall'assunzione di rischio

7) Il tuo concorrente non è chi fa la tua stessa attività ma chi soddisfa il tuo stesso bisogno

Non sopporto la mania delle aziende nel descriversi come gli unici a fare una determinata attività. Se i turisti trovano un servizio diverso che porta allo stesso risultato finale, quel servizio è in concorrenza con il tuo. E si potrebbe fare lo stesso discorso per l'unicità del patrimonio artistico italiano. Certo, è inimitabile, ma ci possono essere altri posti nel mondo che suscitano le stesse emozioni.

8) Non saranno le startup a salvare il turismo

Il sistema startup che ho visto mi è sembrato più abbagliato dal sogno di un'exit a 6 zeri che dal reale interessamente nel risolvere i problemi del turismo nostrano. La mia idea di startup è differente: è quella di un'azienda con un modello di business sostenibile e che raggiunto il punto di pareggio inizia a crescere contando solo sulle proprie forze. Individua un problema e si impegna a risolverlo. Allo stato attuale invece mi sembra che si identifichi un problema, si propone soluzione e si prova a venderla a chi ha la possibilità di metterla in pratica. Ma almeno su questo spero di essere smentito.

Domenico Palladino

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