Ecco 5 cose che rendono (molto) felice un agente di viaggi

“Una seconda parte interessante sarebbe scrivere le 5 cose che rendono veramente felice un agente viaggi. Uno di quegli articoli che una volta letto lo devi stampare e tenere vicino... Cosicché quando arrivano i momenti bui, lo leggi e lo rileggi e ti senti bene!” postato su FB da Luca Giannini, Vivere&Viaggiare filiale di Grosseto.

Il riferimento è al mio post della settimana scorsa. Detto, fatto. Ecco 5 motivi per essere ancora orgogliosi di fare questo mestiere.

“Grazie. Mi avete riconciliato con le agenzie di viaggi, io che ormai prenotavo solo su internet”. Il cliente è appena rientrato da un tour in Patagonia, con estensioni alle cascate di Iguaçu e in Terra del Fuoco. Ve lo siete trovato in agenzia un sabato mattina, pesto e con le occhiaie, carico di stampate di Expedia, Skyscanner, Aerolinas Argentinas e improbabili corrispondenti locali con hermosisima oficina a El Calafate. Aveva sbagliato tutto: itinerario, aeroporti di arrivo e di transito, tempi di percorrenza. Gli avete disegnato il più bel viaggio della sua vita, e oggi è commosso alle lacrime. Il guaio è che d’ora in poi vuol comprare in agenzia anche il biglietto del treno da Roma a Viterbo.

“Caro collega, ti trasmettiamo l’assegno col saldo delle provvigioni che ti sei guadagnato la stagione scorsa, congratulazioni per l’ottimo risultato” firmato il grande T.O. È noto che in agenzia, soprattutto di questi tempi, si lavora per arrivare a fine mese, certo non per arricchirsi. Quindi quell’assegno di qualche centinaio di euro non cambia la vita, ma aiuta. Soprattutto quando è inatteso, perché ci vuole una laurea in statistica per capire quanto si sta guadagnando, tra over e premi, bonus e incentivazioni. C’erano una volta i t.o. furbetti che - se non gliela richiedevi espressamente, dopo essere impazzito coi calcoli - quella over se la dimenticavano. Oggi non più, perché tutti vogliono bene alle agenzie di viaggi.

“Questo è il programma dell’educational al quale sei invitato: Virgin Gorda, Tortola e Peter Island”. Molti hanno scelto questo mestiere perché amano viaggiare, lo facevano prima, vorrebbero continuare a farlo - a maggior ragione - avendo un’agenzia di viaggi. Vabbè che Mar Rosso e Baleari, Dubai e Creta sono mete turistiche e quindi tocca andarci. E poi tornarci, perché hanno aperto nuovi hotel. E ritornarci un’altra volta, perché due dei tre t.o. che ti hanno invitato sono falliti, nel frattempo. “E mo’ basta, però! Conosco Playa del Inglès mejo der bagno de casa mia!!” esclamerebbe il collega romano all’ennesimo invito. Allora un bell’educational alle Isole Vergini Britanniche sarebbe accolto con grande entusiasmo e quel t.o. si guadagnerebbe perpetua riconoscenza.

“Egregio signore, abbiamo accolto il Suo reclamo, Le restituiamo i 250 euro ingiustamente pagati per l’imposta comunale sulla pubblicità”. Le agenzie, come tutti gli esercizi commerciali, sono oberati da tasse e gabelle, ma una delle più insopportabili è quella sulla pubblicità in vetrina. Si paga a metro quadro e colpisce tutto: cataloghi ed espositori, totem e roll-up. Oggetti che promuovono il fornitore, peraltro, non la nostra attività. Allora sarebbe bello che il Comune al quale si pagano fior di imposte riconoscesse, una volta tanto, il valore (anche sociale e culturale) dell’agenzia di viaggi, e ci riconoscesse un rimborso.    

"Chiediamo scusa alle agenzie. Siamo stati presuntuosi e abbiamo pensato di poter fare a meno del loro supporto. Abbiamo sbagliato, ma stiamo cambiando”. Queste le parole pronunciate da Andrea Gilardi, direttore generale Alpitour T.O., in occasione della convention Geo Travel Network. “Silenzio in sala” riporta l’accorato reportage del TTG. E ti credo. Alpitour, il leader delle vacanze, che chiede scusa alle agenzie di viaggi?! “Scusa e aiuto: sono queste le due parole che oggi dobbiamo rivolgervi" prosegue Gilardi. Non ci si crede. Pare impossibile, come se Michael O’Leary si pentisse di aver mandato le agenzie a quel paese, come fa da sempre... Troppo bello per essere vero.

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