In agenzia, chi fa da sé, fa per tre (ma non sempre fa bene)

Una volta le agenzie erano di meno, ma ci lavorava dentro più gente.

Soprattutto in quelle storiche (la Sbrojavacca di Treviso, la Crocetta di Torino, la Ramilli di Forlì) i reparti erano ben separati: chi si occupava di biglietteria non vendeva viaggi di nozze, chi era in amministrazione non avrebbe mai organizzato un gruppo, il titolare seguiva i clienti top e controllava il business.

Certo, il cuneo fiscale (ovvero la differenza tra quello che l'azienda spendeva e il dipendente incassava in busta) non era quell'obbrobrio di oggi e gli studenti facevano volentieri gli stage in agenzia perché - se non combinavano sfracelli - un posto alla fine lo trovavano.

Poi è arrivato l'11 settembre, internet e la liberalizzazione delle licenze, ed è cambiato tutto. Oggi le 9mila agenzie che vendono pacchetti turistici in Italia sono, per una buona metà, agenzie nate negli ultimi 10 anni, quindi i tempi d'oro non li hanno neanche conosciuti.

L'altra metà è quello che resta di una selezione "darwiniana", a causa della quale migliaia di agenti di viaggi hanno mollato e quelli che sono rimasti sulla piazza hanno fatto sacrifici enormi. La spending review, per i dettaglianti, è iniziata ben prima del Governo Monti.

Tagliare ha significato ridurre gli spazi, rinegoziare l'affitto, rinunciare alla Iata e - purtroppo - lasciare a casa il personale. Con quali conseguenze lo racconta un'intelligente agente di viaggi conosciuta a un corso di formazione:

"Fate bene a parlarci di consulenza, di seguire il cliente, di dedicare il giusto tempo a spiegare le caratteristiche di una nave o di un tour in Patagonia. Sono un agente, è il mio lavoro, e mi piace farlo bene. Ma in agenzia siamo in due (eravamo di più, prima...) e due sono i problemi che abbiamo. Primo, non possiamo più specializzarci: una volta io mi occupavo di famiglie e viaggi di nozze, le mie colleghe facevano gruppi e individuali "semplici" (Sharm, Tunisia ecc.); oggi tutte e due facciamo tutto, e certo non bene come prima.

Ma il peggio è quando abbiamo gente in coda: lo so che il terzo in fila è un cliente affezionato con un bel budget da spendere, so anche dove farlo andare, ma se sono alle prese con un biglietto del treno o con un'auto a noleggio, che faccio?! Mollo i primi due clienti e mi rivolgo subito a quello buono?! Quindi lo saluto, cerco di trasmettergli mentalmente il messaggio "stai qui, stai qui! non te ne andare!" e continuo il mio lavoro. E prego il dio delle agenzie di viaggi che doni al cliente la pazienza di aspettare".

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