Mai stato in un’agenzia di viaggi cinese? Male, vai e impara

Insegna in cinese, vetrina con offerte di viaggi in cinese, e poi voli voli e ancora voli. Quando passi di fronte a un’agenzia di viaggi cinese, superato lo stupore di non capirci nulla, come agente ti chiedi due cose: “Ma ce l’avranno la licenza?” e “Ma come faranno a stare in piedi?”.  

La licenza ce l’hanno tutte, ormai, e in piedi ci stanno eccome. Perché i colleghi cinesi fanno proprio quello che gli italiani non hanno più voglia di fare.

Un gds (molto) lungimirante mi ha incaricato di censire le tanto bistrattate agenzie di viaggi etniche di alcune città del Nord Italia: prevenuto come tutti, ero pronto a locali squallidi, arredi ridotti al minimo e molta approssimazione. Mi sono dovuto ricredere su tutte le etnie che ho scovato (dai singalesi ai marocchini, dai venezuelani ai filippini), ma sono i cinesi che mi hanno lasciato di sasso.

Primo, locali in ordine e arredi semplici, ma funzionali. Secondo, italiano parlato fluentemente, spesso con accento locale (a Genova mancava poco dicesse “belin”), altro che “signole, plego”. Terzo, preparazione tecnica inappuntabile: certo, il quesito era “come posso volare dall’Europa alla Cina?”, quindi la risposta semplice. Ma dietro c’era sempre la volontà di far risparmiare il cliente e offrirgli la proposta migliore sul mercato.

Esempio: “D’accordo, per andare a Pechino le conviene partire il mercoledì anziché il giovedì, ma se ritarda di soli 5 giorni cade dopo le vacanze e i prezzi scendono. La faccio partire con 450 euro”. Quarto: guardano la schermata del pc, ma dicono già di avere accordi con quella compagnia o quell’altra, possono garantire bagaglio extra, accettano pagamenti dilazionati.

Quinto, e ultimo: sono aperti quando fa comodo al cliente, quindi di mattina presto, di sera tardi, il sabato pomeriggio o la domenica sera, e se c’è da portare i biglietti a casa “nessun problema, signore”.

Cari colleghi, ecco nomi e località: Shenzou di Torino, Lantian Cielo Blu di Padova, Zheng Hao di Genova. Andateci, senza prevenzioni, e capirete perché il pil della Cina è cresciuto (solo) del 7,8 per cento nel 2012.

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