Le cattive abitudini

Qualche settimana fa un amico scozzese mi ha inviato un file che sta facendo il giro d'Europa, nel quale gli italiani vengono ancora una volta ridicolizzati a causa delle loro abitudini durante i viaggi in aereo.

Veniva messo l'accento su chi nel 2012 ancora batte le mani dopo l'atterraggio, su chi tenta di convincere gli operatori del check-in a sorvolare su 10kg di eccedenza rispetto alla franchigia bagaglio e su chi si veste 'a cipolla' anche in estate pur di non pagare il bagaglio in stiva sulle low-cost.
Infine veniva fatto vedere un piccolo bambino diventare adolescente, adulto e anziano d'avanti al nastro trasportatore, nell'attesa della consegna del bagaglio imbarcato.

Non ho potuto fare a meno di notare quanto i difetti degli italiani non passino quasi mai inosservati e in tal senso sarei sempre propenso a suggerire a inglesi, tedeschi e francesi (che si sentono tanto superiori) di guardare in casa loro. Tuttavia non posso negare che durante molte prenotazioni di voli low-cost, mi capita di trattanere a stento le risate ascoltando i dialoghi tra persone che stanno decidendo se pagare il bagaglio in stiva o escogitare i più curiosi stratagemmi pur di risparmiare poche decine di euro.

Puntando il dito contro i nostri principali aeroporti, devo però ammettere che per quanto mi riguarda sfondano una porta aperta: penso che la maggior parte dei lettori del mio blog possano raccontare qualche episodio che li ha riguardati direttamente o che ha coinvolto i propri clienti. Dalle mie parti la situazione è talmente conclamata che dover proporre una partenza da Malpensa è spesso sinonimo di perdita della vendita. Certamente nel mio caso va sottolineato il fatto che, proveniendo da Venezia, i miei clienti debbano affrontare un viaggio nel viaggio per raggiungere un aeroporto che oltre tutto non gode di una posizione esattamente comoda.

In aggiunta a ciò noto il crescente fastidio di chi ha avuto a che fare con i disservizi di quello che doveva essere un hub di prestigio per il nostro Paese e che al contrario ha delle pecche organizzative indecenti. Io stesso sbarcando a Malpensa ho atteso un ora e mezza prima di vedermi recapitata la valigia; mi parlarono di un guasto tecnico, ma tutti sappiamo che qui il tempo medio d'attesa è degno di un aeroporto del terzo mondo.

In tal senso a Fiumicino non va molto meglio: qui bisogna dare ai passeggeri tempi larghissimi di connessione tra voli, non tanto in funzione degli spostamenti all'interno dell'aerostazione, quanto perchè altrimenti il bagaglio non li seguirà di sicuro. La cosa più comica che mi è capitata a Roma è stata quella di attendere 40 minuti all'interno dell'aeromobile prima che il pilota comunicasse che l'addetto, che avrebbe dovuto staccare il finger, era andato in pausa pranzo dimenticandosi di noi. Converrete con me che nel principale aeroporto italiano una cosa del genere non è tollerabile. Ma chi paga tutti questi disservizi?

Probabilmente è banalizzante dire che in un certo senso anche noi agenti di viaggi paghiamo un piccolo dazio, ma è senza dubbio la collettività a sostenere il danno d'immagine al quale, non capisco perchè, nessuno faccia caso. Inoltre è oggettivo che anche le compagnie aeree che utilizzano principalmente questi scali, subiscano senza possibilità d'appello problematiche che con un pizzico di volontà potrebbero essere evitate: non saranno mica dei maghi coloro che si occupano dell'organizzazione degli aeroporti di Francoforte, Vienna, Amsterdam, Zurigo, Madrid e Londra, dove con un traffico anche maggiore il servizio dato a passeggeri e compagnie aeree risulta essere di tutt'altro livello.

Il problema è che in Italia chi è messo a capo di settori organizzativi strategici dei nostri aeroporti non è all'altezza di svolgere questo compito e non capisco per quale ragione non venga rimosso. A mio parere è tempo di cambiare: la misura è colma e la pazienza dei viaggiatori è terminata... che cadano le teste!

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