Le vetrine delle agenzie di viaggi in altissima stagione? Brutte e tristi

Domenica pomeriggio di fine luglio, quasi 35 gradi, inforco la Vespa e faccio un giro delle agenzie di viaggi di Milano nord e Brianza. Ne ho viste dieci, ovviamente chiuse, e quello che ho trovato in vetrina - due eccezioni a parte - è desolante. Lo so che una decina di agenzie non sono un campione rappresentativo delle 1500 lombarde, ma tant’è.

Comincio con una buona notizia (l’unica): non ho trovato offerte appiccicate al vetro con lo scotch, obbrobrio una volta molto comune. Sarà finito lo scotch, e pure i fax (ma non le offerte).

Iniziamo con le serrande: due agenzie avevano quella “cieca”, a elementi chiusi, che quando è abbassata non permette di vedere cosa ci sia dietro; a parte l’insegna (comunque in alto), nessun altro elemento faceva capire che lì dentro si vendono viaggi. Tutte le altre avevano la serranda “a maglia”, ovvero quella formata da tubi di ferro diritti, che formano rettangoli orizzontali e permettono di vedere dietro quando è tirata giù. Tutte (tutte) le serrande erano sporche, impolverate o macchiate d’olio, scolorite e qualcuna pure arrugginita. Guardando dentro, stavo ben attento a non sfiorare quel ferro vecchio neanche con un dito.

Le offerte ci sono ancora, eccome: niente più fax macchiati, ma bei fogli A4 a colori, appesi a un filo o appoggiati su un espositore. Il problema è che - se la vetrina è esposta al sole - i colori a getto d’inchiostro resistono qualche giorno, poi il nero diventa grigino, il rosso un rosa pallido e l’arancio un  giallo stinto. Di alcune offerte ho potuto leggere il nome del t.o., la destinazione e magari l’offerta bambini, ma le stelle dell’hotel e il prezzo no, annebbiati per sempre. Stendiamo un velo pietoso sui cataloghi dei t.o., ordinatamente distesi uno accanto all’altro, con le copertine piegate dal caldo e i colori tendenti tutti a un triste e democratico pastello stinto.

Una cosa che controllo sempre, da quando aprivo agenzie, è la data delle offerte in vetrina: non sopporto quelle scadute, magari da tempo, ma quelle che mi mandano ai matti sono le “bimestrali”, tipo: “Ibiza, club resort 4 stelle, xx euro a coppia, tutte le partenze di giugno e luglio”. “Ma caspita (è un eufemismo)” mi dico “Se hai fuori quest’offerta significa che l’hai messa un mese e mezzo fa, siamo a fine luglio e la prossima partenza è quella del 29/30, possibile che non ti sia arrivato qualcosa di più interessante da spiaccicare in vetrina con una bella freccia (rosso vivo, non rosa scolorito)?!”. Al problema ovvia il totem multimediale che un noto network colloca in una nota agenzia del centro di Monza: bello, moderno, visibile anche in pieno sole. Solo che le offerte sono solo una dozzina, che ognuna sta su qualche secondo di troppo e che - soprattutto - comprendono anche partenze di novembre e dicembre: vabbè l’advance booking, ma siamo a fine luglio, e agosto non sta vendendo selvaggiamente!

Due parole sui network di appartenenza delle agenzie: qualche vetrofania, un espositore in un angolo, l’adesivo sopra la maniglia. Presenza discreta, ovvero, invisibile per il cliente finale.

Mi fermo qui, sono triste anch’io, per due motivi. Perché è evidente che all’agente di viaggi di oggi - in strenua lotta col web e col cliente fai-da-te - della vetrina non importa più molto, visto che è diventata solo un divisorio tra il suo banco e il marciapiede. Poi perché, in una strada del centro storico, la vetrina di un’agenzia è spesso la più brutta tra tutti i negozi: telefonisti, intimo, modaioli e temporary store il tentativo di “agganciare” il passante lo fanno, eccome. L’agente di viaggi non più: chiuso dentro il suo fortino, a combattere la sua battaglia al PC, il passante sembra dargli quasi fastidio. Si è stinto anche lui.

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