• 17/12/2020 11:38

Le agenzie invisibilirimaste senza ristori

Si definiscono loro stessi “gli invisibili del turismo” che però tanto invisibili non sono. Si tratta infatti di una buona fetta delle agenzie di viaggi legate ai network italiani, che si trovano in una situazione per certi versi paradossale: pur essendo agenzie a tutti gli effetti, i loro codici Ateco non corrispondono a quelli inseriti in nessun decreto nazionale o regionale.

Il risultato, tragico, è che a circa 900 agenzie di viaggi italiane in 10 mesi non è arrivato nessun tipo di ristoro economico. E nessuno sembra averle viste.

A raccontare questa storia a TTG Italia sono Giusy Smiriglia e Lorenzo Orlandini, agenti di viaggi che hanno sollevato la questione e che rappresentano, al momento, 330 agenzie appartenenti a network di tutta Italia unite in un movimento spontaneo.

“Non vogliamo entrare in polemica con nessuno – dicono subito i due -: anzi, chiediamo l’aiuto di tutti, dalle associazioni di categoria agli stessi network a cui apparteniamo”.

La lettera alle associazioni
E infatti hanno preso carta e penna e hanno scritto a tutte le associazioni di categoria chiedendo di far sentire anche la loro voce.
“Il tema sono fondamentalmente i codici Ateco delle nostre aziende, che corrispondono a un generico ‘servizi di supporto alle imprese’.  Fra le agenzie che ci hanno contattati ne abbiamo individuati ben 9 diversi, e nessuno di questi è considerato operante nel settore turistico. Quindi niente fondo perduto, niente ristori e neppure aiuti a livello regionale” dicono Smiriglia e Orlandini.

La questione network
E se è vero che gli aiuti statali e regionali andranno sicuramente al network di appartenenza, è altrettanto vero che c’è una grande disparità di trattamento, sempre che il network abbia la possibilità di suddividere sulle sue agenzie i contributi ricevuti.

“I network a cui apparteniamo hanno potuto accedere al fondo stanziato per il settore turismo nelle misura di un 5%, perché si tratta di realtà che con vari milioni di fatturato, visto che nel gruppo convergono i fatturati di tutti noi – aggiungono i portavoce -. Ma alle nostre aziende, che sono medio-piccole, nella ripartizione dei fondi sarebbe toccato un 20% di aiuti”.

“Insomma, per Governo e regioni le nostre aziende turistiche non esistono. Però le tasse le paghiamo anche noi”.

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