- 27/05/2025 12:05
Dieci cose (non scontate) che non sapete della Cina - Prima parte
Sono appena rientrato dalla Cina, grazie alla Unconvention 2025 World Party di Idee per Viaggiare: ho visitato Pechino, Xi’an e Shanghai e ne ho tratto 10 riflessioni, originali e non scontate. Con la premessa che le grandi città non rappresentano tutta la Cina e che sette giorni e infinite letture sono sufficienti per farsi un’idea, ma inevitabilmente parziale. Ecco le prime 5.
1. Le metropoli più linde e pulite che abbia mai visto - I 24 milioni di abitanti di Shanghai, sommati ai 22 di Pechino e ai 14 di Xi’an fanno esattamente 60 milioni, ovvero l’Italia intera. Potete immaginare quanti rifiuti producano 60 milioni di persone che affollano un’area metropolitana estesa poco meno di Lombardia e Veneto messe insieme (dove però abitano solo 14 milioni di italiani). Una montagna. Eppure in centro non si trova una cartaccia per terra, un mozzicone di sigaretta, la deiezione di un cane (a parte il fatto che non ci sono cani, in giro). Nei templi, nelle strade, nei centri commerciali si aggirano silenziosi e discreti eserciti di spazzini, uomini e donne, in uniforme grigia e scopa/paletta di ordinanza, da mane a sera. Ero stato a Pechino nel 2014, che trovai ancora sporca e inquinata (nonostante i drastici interventi per le Olimpiadi del 2008), oggi ritrovo una Ginevra o una Losanna in versione cinese. Le fabbriche sono state spostate altrove e auto/moto/mezzi vanno a batteria: se non piove, nel cielo di Pechino e Shanghai si vede il sole. Una rivoluzione pure quella, rispetto a vent’anni fa.
2. I cinesi da bambini sono i più belli del mondo - Non c’è verso, sarà per la carnagione chiarissima, per gli occhi a mandorla, per i lineamenti dolci, ma bambini e bambine cinesi non hanno eguali al mondo. Sono bellissimi e noi occidentali ne siamo affascinati: in più, i genitori - almeno a Pechino, Xi’an e Shanghai - sono abituali agli stranieri, quindi li lasciano fotografare senza problemi. Immaginate una mamma milanese che porta il figlio a scuola, in pieno centro, e si imbatte in un gruppo di turisti cinesi che vogliono farsi un selfie col pargolo biondo e occhiceruleo... Da adolescenti, le ragazze sono in generale più carine dei loro coetanei maschi: mentre le prime sono estremamente femminili e curate, i secondi vestono street-wear come tutti i teen-ager del mondo e sono generalmente magri e poco muscolosi (il tipo “macho” occidentale non esiste). In templi, giardini e centri commerciali ho incontrato tanti nuclei familiari, spesso completi con nonni, figli e nipoti. I primi sono quelli che hanno potuto avere un solo figlio, i secondi non hanno fratelli o sorelle, quindi il nipotino si ritrova al centro dell’attenzione. La famiglia, in Cina, è un elemento fondante della società, si capisce anche da questo.
3. L’invalicabile muro umano di 1,4 miliardi di cinesi - Vabbè, dal 2023 gli indiani sono più numerosi dei cinesi: allora 1 miliardo e 457 milioni contro 1 miliardo e 418 milioni. Oggi i primi continuano a crescere, i secondi invece a calare, a causa di una bassissima natalità (1,1 figli per donna fertile, addirittura inferiore all’1,3 delle italiane) e ovviamente in conseguenza della “politica del figlio unico”, abolita dalle autorità cinesi solo nel 2013. “Qui, quando fate una fila” ci almanaccava la guida locale “Ricordate che per ogni italiano ci sono 23 cinesi e mezzo”. E si vedono tutti. Nella Città Proibita, per l’Esercito di Terracotta, a Pudong ti puoi trovare letteralmente davanti a un muro umano. Nulla a che vedere - però - con la “nostra” folla, quella di un concerto di musica pop o di una partita di calcio: caos e confusione, spinte e parolacce. In Cina la massa si muove ordinatamente, come un liquido, si adatta agli spazi. Nessuno ti urta, nessuno ti cammina sui piedi. Sono tantissimi, da sempre, e ci sono abituati.
4. Il ronzio della città, l’elettrico ha già stravinto - “A un certo punto ti abitui al ronzio: lo senti arrivare, di spalle. Se non ti sei già spostato, immancabile, arriva il colpo di clacson. Negli hutong (a Pechino, quartiere formato da abitazioni tradizionali a corte - ndr) il vero pericolo sono i motorini elettrici: sono tanti, alcuni vanno come frecce, principalmente quelli dei corrieri. Poi ci sono i trasporti: autobus e taxi sono tutti completamente elettrici. Quindi le auto, che hanno targhe verdi o targhe blu: le prime indicano i veicoli elettrici, le secondo quelle col motore a scoppio. A Pechino, se vuoi comprarti un’auto a combustione, il primo ostacolo che incontri è ottenere una targa: il Comune ha istituito un rigoroso sistema a lotteria, per limitare il numero di nuove immatricolazioni, quindi moltissimi richiedenti hanno poche targhe disponibili, con attese che possono durare anni. Poi, una volta ottenuta la targa blu, le auto a combustione sono soggette a blocchi del traffico settimanali, in centro e negli orari di punta, basati sull’ultima cifra della targa (le “targhe alterne” che abbiamo anche da noi - ndr). Per chi sceglie un’auto elettrica l’accesso alle targhe verdi è notevolmente facilitato e l’acquirente gode di significativi incentivi (nessuna restrizione alla circolazione, sussidi all’acquisto, facilitazione nella ricarica della batteria). Conclusione: il governo cittadino vuole creare dei problemi a chi si ostina ad avere la macchina non elettrica”. Estratto dal podcast “Zoom Cina” del giornalista e scrittore Simone Pieranni: assolutamente da ascoltare. Aggiungo che la marca che si vede di più in giro è la BYD Build Your Dreams, sede a Shenzen, che ha appena superato la Tesla, diventando la marca di auto elettriche più venduta al mondo. Trovate la sua pubblicità nella metro: a Pechino? No, a Milano e a Roma.
5. Il Grande Fratello delle onnipresenti telecamere - Chi è il più grande produttore al mondo di sistemi di sorveglianza urbana, basati su telecamere e videoregistratori? La Hangzhou Hikvision Digital Technology Co., azienda statale fondata nel 2001, con sede a Hanghzou e 26.000 (!) ingegneri specializzati. Il marchio Hikvision è visibile sulle decine (o centinaia?) di migliaia di telecamere collocate a ogni angolo di strada, a ogni fermata dell’autobus, in ogni vagone della metropolitana. Puoi fermati in qualsiasi luogo pubblico, alzare lo sguardo ed essere certo che una telecamera ti stia riprendendo. Certo, questo è il sistema più efficiente ed economico per tenere sotto controllo i 900 milioni di cinesi che vivono in città, oltre agli stranieri, stanziali e di passaggio. Perché di delinquenza urbana (borseggi a danni di turisti, per dire) a Pechino, Xi’an e Shanghai non c’è traccia. E di polizia in giro ce n’è poca, rapportata al già citato “muro umano”. Certo, non è gradevole la sensazione di essere costantemente “tracciati” (dalla fotografia con annesse impronte digitali, nell’aeroporto di arrivo) e “digeriti” da sistemi di Intelligenza Artificiale, che non sanno solo chi sei e dove vai, ma anche perché sei lì e quando te ne devi andare. Ecco il Grande Fratello, che non è quello di George Orwell, ma di Xi Jinping. O del Partito Comunista, il che è lo stesso.
Prosegue - a breve - con altre 5 riflessioni. i敬请期待 (stay tuned in mandarino).