Gli indicatori di Ryanair sono inequivocabili e nonostante la maggior parte dei valori risulti in aumento sull’anno precedente e l’utile netto sia invidiabile (oltre 1,6 miliardi di euro), resta il fatto che proprio quest’ultima voce risulti in calo rispetto allo scorso anno, mettendo in luce il fenomeno in corso: la guerra tariffaria al ribasso per conquistarsi il mercato sta avendo ripercussioni sui margini e per il prossimo anno sarà necessario attivarsi affinchè il fenomeno abbia fine.
È questo il punto focale che emerge dal bilancio annuale di Ryanair chiuso al 31 marzo. Bilancio, come anticipato prima, che molte compagnie vorrebbero avere ma che in un’azienda come quella della low cost rischia di non essere sufficiente per soddisfare gli appetiti degli investitori, che dal vettore si attendono sempre prestazioni performanti oltre ogni livello.
L’analisi
Cosa è successo quindi? L’analisi parla di un calo del prezzo dei biglietti del 7% mentre di pari passo si assiste a un aumento del traffico di nove punti percentuali, vale a dire un’occasione persa in qualche modo. Il tutto in un contesto in cui Ryanair può vantarsi anche di un traguardo storico come quello dei 200 milioni di pax in un anno. Ma anche qui resta l’amaro in bocca per non essere riusciti a fare meglio, a rispettare i piani a causa dei ritardi nelle consegne degli aerei.
C’è però tempo per recuperare e crescere ulteriormente, anche se una nuova nube si addensa all’orizzonte e al momento non è chiaro quali potranno essere gli sviluppi: parliamo della battaglia dei dazi, guerra dei nervi per ora, una sorta di braccio di ferro per tastare le forze della controparte, ma che in futuro potrebbe diventare pericolosa per la low cost. Non va dimenticato infatti che la flotta Ryanair è interamente composta da aerei Boeing così come sono Boeing gli aerei in ordinativo. Un improvvisa impennata dei prezzi diventerebbe insostenibile per la compagnia di Michael O’Leary.