Una sentenza attesa da molte parti e che ancora fa discutere. Il Consiglio di Stato ha ribadito che i gestori di tutte le strutture ricettive, incluse le unità destinate alle locazioni brevi e bed and breakfast, devono effettuare il riconoscimento delle persone alloggiate verificando la corrispondenza tra il titolare del documento e l’effettivo ospite della struttura. La questione dibattuta è se sia consentito l’uso della tecnologia per questo riconoscimento e attraverso quali strumenti e modalità precise. Tutti questi dettagli sono cruciali da definire, perché influenzano anche le modalità di check-in dell’ospite.
Le diverse intepretazioni
Lorenzo Fagnoni, presidente Property Managers Italia ha ribadito che non ci deve essere spazio per zone grigie interpretative: “Da una prima lettura della decisione del Consiglio di Stato, ciò che sembra emergere è che la verifica potrà essere effettuata tramite dispositivi tecnologici come videocamere, sistemi live di videocollegamento, qr code che sbloccano l’accesso solo dopo la conferma dell’identità o tramite sistemi biometrici. Ciò che non sarebbe consentito è la raccolta dei documenti senza alcun controllo visivo. In attesa di capire meglio tutte le implicazioni normative, il rischio che vediamo concreto a partire da domani è il caos nell’applicazione della vecchia circolare del Viminale”.
La nota di Airbnb dà per scontato sia possibile il riconoscimento a distanza: “Accogliamo con favore la decisione del Consiglio di Stato, che conferma che il self check-in rimane consentito quando viene utilizzata una tecnologia che consente la verifica in tempo reale dell’identità dell’ospite. Il self check-in è una funzionalità utilizzata in tutto il settore turistico. Gli host sono comunque tenuti a controllare l’identità degli ospiti - di persona oppure tramite dispositivi di videoconferenza in tempo reale come telefonate o videocitofoni - e comunicarle alle forze dell’ordine entro da 6 a 24 ore dall’arrivo”.
La richiesta di maggiori certezze al Viminale
Anche Marco Celani, presidente Aigab - Associazione italiana gestori affitti brevi, ha rilasciato un commento in cui si dà per assodato che la sentenza confermi “la possibilità di utilizzare alcune tecnologie di riconoscimento degli ospiti a patto che dimostrino l’ingresso degli stessi in appartamento”. Tuttavia, aggiunge la necessità di stabilire esattamente le modalità “auspichiamo quindi un’imminente convocazione di un tavolo presso il Ministero dell’interno per chiarire una volta per tutte le varie tecnologie ammesse dal Viminale ai fini del riconoscimento degli ospiti che entrano in struttura”.
Richiede urgentemente un confronto anche il Presidente di Aigo Confesercenti Claudio Cuomo: “Nei prossimi giorni chiederemo un incontro al Ministero dell’interno per avere chiarimenti sulle sorti delle soluzioni tecnologiche discusse nei precedenti confronti istituzionali e per ribadire un punto per noi decisivo: sicurezza e tracciabilità sono obiettivi condivisi, ma devono essere perseguiti con strumenti sostenibili, che permettano alle strutture ricettive, e in particolare all’extralberghiero, di continuare a lavorare in modo competitivo e conforme alle regole”.
Le reazioni lato alberghi
Confindustria Alberghi ha in ogni caso espresso soddisfazione per il pronunciamento che rimuove “un’ingiustificata disparità applicativa tra le diverse forme di ricettività e interviene su un tema cruciale per il settore turistico: la sicurezza. Al tempo stesso, offre una risposta alle preoccupazioni di molti cittadini che vivono nelle realtà condominiali e che spesso si trovano a convivere con il turnover degli ospiti degli affitti brevi”.