L’appello degli albergatori
“Serve politica industriale”

“Il turismo è il motore più solido della nostra economia”, parola di Elisabetta Fabri, presidente di Confindustria Alberghi che, a un anno di distanza dalla sua elezione, torna per l’annuale conferenza generale degli albergatori italiani. “Siamo in un momento stellare, ma la crescita non è garantita per sempre, mai abbassare la guardia – ha esordito -. I successi di questi anni sono merito di noi imprenditori, ora serve la politica per un settore che va considerato una delle industrie di questo Paese”.

L’obiettivo dell’assemblea è capire i passi da fare nei prossimi 10 anni, per non perdere competitività. Gli albergatori si rivolgono direttamente al Governo, al quale riconoscono il lavoro fatto finora, ma “chiediamo politiche a sostegno della qualità, del rinnovamento, del costo del lavoro, per far crescere le nostre aziende – ha ribadito Fabri -. Serve l’istituzione di un tavolo permanente”.

Serve burocrazia più snella

La presidente ha chiesto al ministro Santanchè iter burocratici più snelli e tempi più certi nell’erogazione dei fondi, come quelli per la modernizzazione del patrimonio immobiliare alberghiero “perché temi come efficientamento energetico e comfort non sono più rinviabili”. Sugli affitti brevi “che snaturano l’abitare dei nostri centri storici”, Fabri ha chiesto regole chiare e il numero chiuso.

Un lungo passaggio è stato poi dedicato al lavoro, lanciando il grido d’allarme “esiste un problema di carenza di personale, ora non abbiamo più tempo. Servono norme per far tornare attrattivo tra i giovani il lavoro nell’ospitalità”, ha aggiunto. Positivo il giudizio degli albergatori sugli interventi governativi per le staff house, mentre chiedono più impegno a favore degli imprenditori che investono in aree disagiate del Paese. I toni più duri Fabri li ha, però, lasciati alla tassa di soggiorno, dove ha chiesto una revisione complessiva della norma e si è dichiarata contraria a qualunque aumento. “Dobbiamo decidere oggi quello che vogliamo essere tra 10 anni – ha concluso -, e per farlo servono strategie chiare, condivise e lungimiranti. Solo così costruiremo il nostro domani”.

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