Assohotel Emilia Romagna: “Turismo balneare vivo, ma ancorato a un modello passato”

Il turismo balneare emiliano-romagnolo “sta vivendo un momento di transizione critica”. Così Assohotel Emilia Romagna, presentando una nuova ricerca elaborata dal Centro Studi Turistici di Firenze che ha messo a confronto la performance del comparto nella regione con quelle della Toscana e del Veneto.

Secondo lo studio, nella Riviera romagnola - che conta una quota significativa di strutture alberghiere (30,6%), rispetto alla costa toscana (18,8%) e a quella veneta (3,2%) -, il turismo balneare, sul totale dei flussi regionali, rappresenta il 50% di arrivi e il 67,4% di pernottamenti, mentre un’incidenza minore si registra per le altre due realtà. Nel 2024 la Riviera Romagnola è stata l’unica realtà ad aver consolidato le presenze, a differenza della Toscana e del Veneto dove si registrano flessioni dei pernottamenti.

La permanenza media è di 4,6 notti. Sulla costa toscana si sale a 4,8 e lungo la costa veneta a 5,6 notti. Rispetto alle altre realtà, più che altro, emerge l’importanza del mercato italiano per la riviera romagnola (è il mercato principale anche per la costa toscana, mentre sulla veneta non si supera il 30%). Per la romagna i mercati di riferimento, a livello nazionale, sono quelli del nord ovest e nord est, al pari della costa veneta, mentre per la costa toscana sono nord ovest e centro Italia.

“Il sistema - commenta Assohotel Emilia Romagna - resta vivo e capace di attrarre milioni di turisti, ma appare fragile se resta ancorato a un modello passato”. La sfida dei prossimi anni, secondo l’associazione, sarà quella di “tradurre questa consapevolezza in azioni concrete, con una regia forte che coinvolga imprenditori e istituzioni, e che punti a un riposizionamento fondato su qualità, flessibilità e internazionalizzazione. Il futuro è ancora nostro, ma solo se avremo il coraggio di cambiare”

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