“Uno strumento efficace e uniforme per i Comuni, che garantisce trasparenza e controllo”. Così, in una recente intervista, il ministro del Turismo Daniela Santanchè definisce il Cin, il Codice identificativo nazionale che punta a contrastare l’evasione nell’intero settore dell’hospitality, dal momento che è obbligatorio per tutte le unità immobiliari destinate a contratti di locazione turistica e strutture alberghiere ed extralberghiere.
Dopo un’iniziale lentezza nel recepire la nuova normativa - a fine 2024, secondo i dati del Ministero del Turismo, era in regola solo il 60% circa delle strutture censite, tre su cinque in Italia - ora il numero di Cin rilasciati sta aumentando gradualmente tanto che, sempre in base ai dati del Ministero del Turismo, a oggi su 642.006 strutture registrare i Cin rilasciati sono stati 558.769, pari all’87,03% del totale.
La classifica delle regioni
La regione più virtuosa è la Basilicata, dove addirittura il 96,85% delle strutture è in possesso del Cin, seguita dalla Valle d’Aosta con il 93,47%, incalzata da vicino dal Veneto con il 93,45%. Bene anche l’Emilia Romagna, dove risultano in possesso del Cin 21.373 strutture su un totale di 23.253, pari al 91,92%. Ottimi anche i dati della Campania, con uno share di strutture a norma del 91,02%, e di Sicilia e Sardegna, entrambe all’89,22%.
Al fondo della classifica troviamo, invece, il Friuli Venezia Giulia con un tasso del 76,14%.
Il Codice identificativo nazionale va richiesto al Ministero del Turismo, che lo assegna mediante procedura automatizzata e su istanza del locatore o della struttura ricettiva, ed è da utilizzare per la pubblicazione degli annunci e per l’esposizione all’esterno delle strutture e degli immobili.
La banca dati delle strutture ricettive è diventata operativa dal 3 settembre 2024 con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’avviso di entrata in funzione. Dopo un periodo transitorio, le regole legate al Codice Identificativo Nazionale sono entrate pienamente in vigore dal 1° gennaio 2025.